Italia

L’ultimo anno record di caldo, ma va già peggio. E su più fronti

L’ultimo anno record di caldo, ma va già peggio. E su più frontiPersone si riforniscono di acqua durante una torrida giornata romana – Ansa

Clima Riduzione delle precipitazioni, scarsità delle risorse idriche, precipitazioni estreme: l’emergenza va oltre la «bella stagione». «Abbiamo il 50% di acqua in meno rispetto alla disponibilità annua media stimata per il trentennio climatologico 1991-2020», secondo il rapporto Clima in Italia nel 2022

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 luglio 2023

Da Ancona a Viterbo, passando per Palermo, Catania, Napoli, Firenze e – naturalmente – Roma, in Italia il 21 luglio è ancora caldo da «bollino rosso» per 19 città, secondo il bollettino sulle ondate di calore dal ministero della Salute che prende in considerazione 27 capoluoghi di provincia. E mentre alcune stazioni di rilevazione in Sicilia e Sardegna misurano temperature oltre i 45 gradi, la pubblicazione del Rapporto Clima in Italia nel 2022 da parte del Sistema nazionale protezione ambiente (Snpa) ci aiuta a capire che non si tratta di un fenomeno stagionale, che il caldo estivo non deve «trasformarsi in un’arma di distrazione di massa» di fronte al macro-problema del cambiamento climatico e dei suoi effetti.

IN ITALIA, con un’anomalia media di +1,23°C rispetto al valore climatologico 1991-2020, il 2022 è risultato l’anno più caldo dal 1961, spiega il Rapporto: non è un problema estivo, il caldo, perché l’anomalia riguarda tutti i mesi dell’anno che – a esclusione di marzo e aprile – sono stati più caldi della media: anomalie superiori a 2°C si sono registrate a giugno (con il picco di +3,09°C) e nei mesi di luglio, ottobre e dicembre. L’anomalia più marcata in estate (+2,18°C), seguita dall’autunno (+1,38°C) e dall’inverno (+0,58°C).

Poi, tra gli altri effetti del riscaldamento globale, c’è quello legato alla riduzione delle precipitazioni: il 2022 è stato l’anno meno piovoso dal 1961, segnando un -22% rispetto alla media climatologica 1991-2020. Un quinto in meno rispetto alla media di un periodo storico che molti di noi hanno vissuto.

LA RIDUZIONE delle precipitazioni è pari al 39% nei mesi da gennaio a luglio. «Le prolungate condizioni di siccità, associate alle alte temperature, hanno determinato una forte riduzione della disponibilità naturale di risorsa idrica: stimata per l’Italia a livello annuale in 67 chilometri cubi, che rappresenta il minimo storico dal 1951 a oggi, e delinea una riduzione di circa il 50% rispetto alla disponibilità annua media di acqua stimata per l’ultimo trentennio climatologico 1991-2020», si legge nel Rapporto. L’analisi in profondità invita quindi a parlare di scarsità idrica e segnala come «con il riscaldamento globale, le proiezioni climatiche future mostrano che tale situazione potrà ulteriormente aggravarsi, specie nelle regioni meridionali e occidentali dell’Europa, con conseguente aumento delle perdite economiche».

ULTIMO AFFONDO collegato al riscaldamento globale: nel siccitoso 2022 non sono mancati eventi estremi di precipitazione, in alcuni casi eccezionali. Particolarmente rilevante – segnala il Rapporto – è stato il tragico evento che il 15 settembre ha investito le Marche, dove un sistema temporalesco autorigenerante e stazionario ha causato fenomeni intensi e localizzati, con precipitazioni giornaliere che hanno superato localmente i 400 millimetri.

A fine novembre 2022, invece, l’Alto Adriatico è stato interessato da un evento meteo-marino eccezionale che ha fatto temporaneamente registrare valori di innalzamento del livello del mare sotto costa anche superiori a 2 metri (tra i più alti delle serie storiche esistenti), che hanno reso necessaria l’attivazione delle barriere del Mose di Venezia. Da ricordare anche l’evento drammatico del 26 novembre a Ischia, con precipitazioni intense e massimi di 176,8 mm in 24 ore, presso la stazione di Forio d’Ischia, che ha innescato colate di fango e causato la perdita di vite umane e ingenti danni al territorio.

INFINE, L’INVERNO 2022 è stato caratterizzato da una copertura nevosa esigua rispetto agli ultimi decenni, neve che poi si è fusa velocemente nei mesi primaverili ed estivi a causa delle alte temperature: a maggio è stata stimata una superficie inferiore a 5.000 km quadrati, una situazione tipica di fine giugno-luglio.

«Il protrarsi nel corso dell’anno di questa, finora rara, combinazione di precipitazioni nevose molto scarse e temperature decisamente sopra le medie climatologiche, ha contribuito ad alimentare le condizioni di forte siccità, oltre ad avere pesanti conseguente sui ghiacciai alpini che già a partire dai primi giorni di giugno si sono ritrovati in gran parte scoperti da neve: la fusione glaciale 2022 nel settore nord-occidentale delle Alpi è stata quattro volte più intensa rispetto alla media degli ultimi 20 anni», dice ancora lo studio. Il 3 luglio 2022 la valanga sul ghiacciaio della Marmolada ha causato 11 morti, vittime del riscaldamento globale.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento