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E don Ciotti ricorda anche le vittime di Cutro

E don Ciotti ricorda anche le vittime di Cutro

Milano In 50 mila sfilano con Libera. Elly Schlein legge i nomi delle persone uccise

Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 marzo 2023

Le parole di don Luigi Ciotti hanno risuonato in piazza Duomo davanti a 50 mila persone: «E’ nell’indifferenza che crescono le mafie e oggi in Italia la differenza la fa l’indifferenza». 13 anni dopo la Giornata della memoria e dell’impegno e per le vittime innocenti delle mafie promossa da Libera è tornata a Milano. Una scelta ragionata, voluta, per ribadire che la mafia non è una questione che riguarda solo il sud Italia, anzi. 30 anni fa Milano conosceva la violenza mafiosa con la strage di via Palestro, da dove è partito il corteo che si è concluso in piazza Duomo.

A Milano, in Lombardia, nel nord Italia ci sono state e ci sono inchieste importanti della magistratura antimafia. La ndrangheta in particolare ha colonizzato questa regione negli anni Ottanta e non se n’è più andata. Oggi è radicata nel sistema economico legale e anche nel potere amministrativo e politico. Nel 2010, quando si celebrò la precedente Giornata della memoria a Milano, c’era un prefetto che diceva che la mafia in città non c’era. Un’assurdità che è stata uno spartiacque per questa città.

A sorreggere lo striscione d’apertura del corteo i famigliari delle vittime di mafia insieme a don Ciotti. Subito dietro il sindaco di Milano Beppe Sala, il segretario della Cgil Maurizio Landini, la segretaria del Pd Elly Schlein. Dietro le bandiere di Libera, le fasce tricolori dei sindaci, le associazioni, il sindacato e soprattutto tanti studenti delle scuole milanesi e di varie parti d’Italia. «Siamo arrivati qui al termine di un percorso che ha portato gli studenti a scegliere alcune tematiche e loro hanno scelto il tema della mafia al nord e al sud per combattere gli stereotipi» racconta un professore di San Donato. «Sono stati loro a voler affrontare il tema delle mafie al nord, centro del potere economico. La risposta degli alunni è stata notevole, oggi siamo qui in 45 su 45».

Una ragazza dice di voler vivere nella legalità, «nel nostro piccolo possiamo farlo». In prima fila don Ciotti che dialogando con i giornalisti mette l’accento più volte sul concetto di indifferenza, come fare poi anche dal discorso dal palco in piazza Duomo. «L’80% di questi famigliari di vittime di mafia non conosce la verità dei suoi morti. Eppure la verità c’è quando si passeggia per le città, quando si incrocia chi sa e sta zitto. Le mafie sono parassiti che mangiano il nostro sistema e l’indifferenza è la loro forza». Dal palco in piazza Duomo vengono letti 1.069 nomi di vittime delle mafie, la maggior parte sconosciuti ai più. Questa Giornata nasce il 21 marzo del 1996 dall’associazione Libera proprio per non dimenticare le vittime invisibili, come erano ad esempio i primi anni gli uomini e le donne della scorta di Falcone e Borsellino. Una Giornata che nasce dal dolore dei famigliari che non sentivano mai pronunciare il nome dei propri cari nei discorsi ufficiali.

A quei nome quest’anno se ne sono aggiunti altri 88: quelli delle vittime della strage di Cutro. «Tutti questi morti sono vittime di una violenza criminale, è giusto ricordare queste persone che fuggono da guerre, conflitti, siccità» ha detto don Ciotti nel suo discorso. «Sono deportazioni indotte. Abbiamo una grossa responsabilità verso questi migranti. È troppo facile prendersela con gli scafisti, i responsabili sono i poteri forti criminali dietro di loro». Poi un messaggio a Giorgia Meloni: «E’ ipocrita chiedere ai migranti se sono coscienti dei rischi a cui vanno incontro con il viaggio perché la loro è una scelta tra la vita e la morte». E ancora: «La strage di Cutro è figlia dell’ingiustizia. Ingiustizia che si chiama Mediterraneo in cui nuotano e ingrassano le mafie. Ma lì ci sono anche le Ong che salvano i migranti, perché impedire loro di salvare vite umane?».

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