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Due referendum per partire

Due referendum per partirePippo Civati ieri a Roma, sullo sfondo il deputato M5S Danilo Toninelli

ITALICUM Civati presenta i quesiti contro i capilista e il ballottaggio: vediamo chi ci sta. In molti studiano il modo di portare la nuova legge davanti agli elettori, l’ex deputato del Pd fa il primo passo. Ma il M5S si sfila subito

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 14 maggio 2015

Civati fa il primo passo, sicuro che anche chi oggi si mostra prudente seguirà. Il deputato da poco uscito dal Pd ha annunciato ieri due quesiti referendari per abrogare due tra gli aspetti peggiori della nuova legge elettorale, in Gazzetta ufficiale da nemmeno una settimana. Il primo referendum punta a eliminare i capilista bloccati e pluri-candidabili in dieci collegi. Il secondo vuole far sparire il turno di ballottaggio: se una lista riesce a conquistare il 40% al primo turno avrà il premio «di maggioranza» (15% di seggi in più). Altrimenti l’Italicum funzionerà come una legge elettorale proporzionale con sbarramento al 3%, molto simile al Consultellum lasciato in piedi dalla sentenza con cui la Corte costituzionale ha abbattuto il Porcelluma (ma lì c’erano sbarramenti più alti e una sola preferenza invece di due). «Arrivare con il referendum a un sistema uninominale partendo dall’Italicum non è possibile, dobbiamo fare i conti con la brutta legge che ci ha dato il parlamento», ha spiegato intervenendo a un seminario organizzato dall’associazione civatiana «è possibile» il costituzionalista Andrea Pertici, che ha lavorato sui quesiti.

Il passaggio dei referendum alla Corte costituzionale – previsto solo dopo che saranno state raccolte le 500mila firme necessarie – si presenta stretto. La giurisprudenza della Consulta in materia è molto rigorosa, i quesiti che puntano ad abrogare delle specifiche disposizioni devono contemporaneamente essere «omogenei» e «unitari», il che è assai complicato essendo necessario tagliare via dalla legge tutte le disposizioni collegate – in questo caso – ai capilista e al ballottaggio. In più la normativa di risulta deve essere «coerente e immediatamente applicabile», ed è questa la ragione per la quale non è percorribile la strada di un referendum di totale abrogazione. Anche se l’Italicum è una legge elettorale assai particolare visto che resta «sospesa» fino al 1° luglio del 2016, dunque in teoria non ci sarebbe alcun danno a farla cadere completamente entro quella data – resterebbe in piedi il Consultellum che la stessa Corte ha battezzato. Purtroppo è molto difficile. Per riuscirci l’ufficio centrale per il referendum dovrebbe ricevere la richiesta entro settembre di quest’anno: anche nel caso fosse possibile partire subito – e non è ancora questa la situazione – le firme andrebbero raccolto durante l’estate. Arduo.

Oltre a Civati, ha annunciato di volersi muovere – con qualche cautela in più – anche il Coordinamento per la democrazia costituzionale costituito da associazioni, sindacati, parlamentari e costituzionalisti. Mentre l’avvocato Felice Besostri che con l’avvocato Aldo Bozzi è riuscito a portare il Porcellum davanti ai giudici costituzionali e a farlo bocciare, sta studiando analoghi ricorsi per sottoporre anche l’Italicum al giudizio di legittimità. Contro l’Italicum, dopo Prodi, ieri si è pronunciato anche il politologo Giovanni Sartori: «È uno schifo costruito da persone che non sanno nulla di leggi elettorali, hanno costruito le soglie di maggioranza sulle prospettive di voto del Pd».

Ma quale potrebbe essere il fronte del Sì a uno o più referendum abrogativi dell’Italicum? Ieri nel corso del seminario romano si è sostanzialmente sfilato il Movimento 5 Stelle. Il deputato Danilo Toninelli ha detto che non essendo possibile un referendum totalmente abrogativo e meglio lasciar perdere, perché l’Italicum resterebbe comunque una pessima legge. ««Meglio concentrarsi sul referendum confermativo della riforma costituzionale, lì non c’è quorum e in un solo colpo potremmo abbattere sia la riforma che l’Italicum», ha detto. Contraria al referendum anche la senatrice di Forza Italia Anna Maria Bernini, che pure ha garantito che il suo partito voterà contro la riforma al senato, ma nei giorni scorsi altri esponenti del terremotato partito berlusconiano si erano detti favorevoli. Mentre la deputata di Sel Celeste Costantino ha detto che bisognerà studiare con grande attenzione i quesiti. «È chiaro che da solo non faccio un referendum – ha detto Civati – ma se c’è un riscontro politico e i partiti lo sostengono, se lo sostengono quelli del Pd che hanno detto di essere contro l’Italicum, allora non ci sono problemi né organizzativi né di numeri». E poi rivolto ai 5 Stelle ha aggiunto: «È sbagliato mettere da parte questo referendum adesso possibile, per parlare già di quello sulle riforma costituzionale che non è ancora stata approvata. Evitiamo di aiutare Renzi, la legge costituzionale deve ancora portarla a casa».

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