Ci hanno provato fino all’ultimo il Forum toscano dei movimenti per l’acqua pubblica e il coordinamento dei comitati e delle associazioni “No multiutility”, in raccordo con le forze politiche della sinistra di alternativa. Ma né le proteste né le critiche sono riuscite a fermare la nascita in terra toscana della prima multiutility dei servizi pubblici, attiva nei settori dei rifiuti, dell’energia e anche del servizio idrico integrato, che in questo modo finirà per essere quotato in borsa già dal prossimo anno. Ennesimo spregio al vittorioso referendum del 2011, che chiedeva una gestione interamente pubblica dell’acqua.
Contro il progetto di finanziarizzare beni pubblici e servizi essenziali, dopo il primo velocissimo passaggio nei 66 consigli comunali che hanno dato il via libera alla multiutility, dai movimenti e dai consiglieri di sinistra era arrivata la richiesta di ridiscutere l’operazione. Ma i sindaci di Firenze, Prato, Empoli e Pistoia, i primi tre del Pd e l’ultimo di Fdi, hanno tenuto la barra dritta verso la fusione per incorporazione di Alia Servizi Ambientali, Publiservizi, Consiag e Acqua Toscana.
La nuova struttura è costituita dai comuni di Firenze (37,1%), Prato (18,1%), Pistoia (5,54%) Empoli (3,4%) e altri 62 (35,9%) dell’area centrale della regione. Entro i prossimi mesi è previsto un primo aumento di capitale per 1,2 miliardi, per permettere l’ingresso di altri azionisti pubblici. Ma resta il fatto che solo 66 dei 287 comuni toscani hanno aderito all’operazione.
“La multiutility ha e avrà il controllo dei comuni, e l’ultima parola spetterà sempre ai sindaci, visto che il 51% della società sarà in mano ai municipi”. Le parole del sindaco pratese Matteo Biffoni non riescono però a tacitare le voci critiche, pronte a ricordare che il cuore della questione multiutility non riguarda la proprietà e il controllo ma la gestione. Una gestione che, come accadde con le Spa toscane dell’acqua, finirà per essere di tipo privatistico.
Di fronte alla supposta “governance pubblica” sbandierata dai sindaci e dal governatore Giani, anche la Cgil ha mosso le sue critiche: “Si deve puntare alla ripubblicizzazione per quanto riguarda il servizio idrico integrato – ha osservato fin dall’inizio del percorso il segretario regionale Maurizio Brotini – in coerenza con il referendum e mettendo in sicurezza la risorsa, grazie ai finanziamenti Ue”. Nulla da fare.