Il magistato Antonio Laudati
Il magistrato Antonio Laudati – foto Luca Turi /Ansa
Politica

Dossieraggi, l’Antimafia alla ricerca di testimoni

Il caso Dopo la trasmissione degli atti della procura di Perugia, Forza Italia spinge per ascoltare Laudati e Striano
Pubblicato 2 mesi faEdizione del 10 settembre 2024

Un intenso ritorno al lavoro dopo la pausa estiva per la Commissione antimafia: l’ufficio di presidenza, che si riunisce domani, è chiamato a decidere il da farsi sulla trasmissione degli atti dell’inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi e gli accessi abusivi alle banche dati investigative. Verrà dunque stilato un elenco di persone da sentire, operazione semplice solo all’apparenza. Forza Italia, per bocca del capogruppo Marcello Pittalis, ha già fatto sapere di voler chiamare i due principali indagati della vicenda, l’ex magistrato Antonio Laudati e il finanziere Pasquale Striano, sui quali peraltro pende una richiesta di arresto del procuratore Raffaele Cantone, già respinta in prima istanza dal Gip ma della quale si tornerà a parlare in sede di Riesame il prossimo 23 settembre.

Ma i nomi dei futuri auditi dalla commissione potrebbero essere anche altri: c’è per esempio un terzo indagato, carabiniere in servizio all’Aise che nel marzo del 2023 avrebbe chiesto a Striano informazioni su un alto prelato vaticano. C’è poi da vagliare la posizione di Giovanni Russo, attuale capo del Dap ed ex aggiunto alla Dna, superiore diretto di Laudati (e di Striano), già ascoltato come testimone da Cantone mesi fa, quando l’inchiesta divenne di dominio pubblico. Gli atti, che Cantone ha personalmente depositato in Antimafia dopo aver presentato ricorso al Riesame e dunque averli resi noti a tutte le parti in causa, restano al momento copertissimi: i parlamentari che ne hanno copia sono stati vincolati alla riservatezza dalla presidente della commissione Chiara Colosimo, che peraltro ha numerato le pagine dell’incartamento per renderle riconoscibili.

La destra, tra parlamentari e giornali d’area, spinge molto sulla ricerca di «eventuali mandanti» degli accessi di Striano alle banche dati: perché venivano estratte informazioni? E a chi servivano? Era soltanto una questione di inchieste giornalistiche o c’era dell’altro? Domande non prive di senso, ma che forse non vanno al cuore della vicenda. Il punto fondamentale, infatti, riguarda le modalità di lavoro della Dna durante il periodo in cui al suo vertice c’era Federico Cafiero De Raho, adesso senatore del Movimento Cinque Stelle e vicepresidente proprio della Commissione antimafia. Il suo successore, Giovanni Melillo, ha detto in più occasione di aver trovato al suo insediamento una situazione complicata, con l’ufficio allo sbando e «preoccupanti vulnerabilità» per tutto quello che riguardava i sistemi informatici. Nel luglio del 2022, in effetti, Melillo ha rivoluzionario proprio il sistema delle Sos (le segnalazioni di operazioni sospette) mettendoci sopra quattro magistrati e cambiando i quadri della polizia giudiziaria addetti al servizio. Fino al 2021 le Sos venivano gestite dal solo Laudati. Intanto, da Perugia, Cantone torna a farsi sentire per lamentare la carenza d’organico del tribunale, con l’inchiesta che potrebbe per questo rallentare. E Maurizio Gasparri ha risposto (forse) con una battuta: «Toccherà anche a noi indagare».

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