Doppia faccia turca: critica a Israele ma il business non si tocca
Medio Oriente Erdogan incendario a parole, intanto le navi piene di merci continuano a salpare. Affari legati a membri del partito del presidente. Il boicottaggio è solo di base
Medio Oriente Erdogan incendario a parole, intanto le navi piene di merci continuano a salpare. Affari legati a membri del partito del presidente. Il boicottaggio è solo di base
In Turchia, mentre il governo centrale intraprende la sua battaglia contro il governo israeliano, sia all’interno che all’esterno, e si schiera con Hamas, il grande capitale turco continua a fare affari con Israele, nel totale silenzio politico.
Dall’inizio dell’attacco ancora in corso a Gaza, la posizione di Ankara è diventata sempre più severa nei confronti del governo israeliano. Netanyahu è stato definito un «criminale di guerra» dal presidente turco Erdogan, che ha affermato che Hamas è un’organizzazione di «patrioti e mujaheddin che difende il proprio territorio e il proprio popolo».
Mentre alleati e membri della coalizione di governo in Turchia organizzavano manifestazioni molto aggressive contro Israele, le formazioni giovanili del partito al governo, l’Akp, e i suoi parlamentari hanno lanciato una serie di campagne di boicottaggio commerciale. Addirittura, il parlamento aveva deciso di non usare più i prodotti di Nestlé e Coca-Cola nelle sue mense. Tuttavia, sia per il grande capitale legato al fondamentalismo che per quello con collegamenti diretti o indiretti con il governo, sembra che il commercio continui a esistere quasi esattamente come prima.
IL GIORNALISTA turco in esilio in Germania, Metin Cihan, il 12 novembre ha deciso di condividere i risultati delle sue ricerche sul social media X (ex Twitter). Cihan ha reso pubblici i dati reperiti sui siti di monitoraggio (Marinetraffic, Vesselfinder, Flightradar24) relativi ai movimenti delle navi commerciali e degli aeromobili che viaggiano da una nazione all’altra.
«Dal 7 ottobre a oggi oltre 278 navi sono partite dai porti turchi e hanno raggiunto quelli israeliani. Alcune di queste navi, contrassegnate con la bandiera turca, sono di proprietà di aziende turche o si riforniscono di merci in Turchia da destinare ai porti israeliani come Haifa», ha denunciato Cihan evidenziando che il commercio tra Turchia e Israele non è stato interrotto durante tutto questo periodo.
«Naturalmente, solo le dogane possono confermare il carico effettivo di queste navi; tuttavia, possiamo identificare il tipo di nave, ad esempio quelle che possono trasportare petrolio o prodotti chimici – ha chiarito Cihan – È importante notare anche che in alcuni porti è possibile caricare solo determinati tipi di merci sulle navi. Analizzando attentamente i porti attraversati da queste navi, comprendiamo che in alcuni casi trasportano, ad esempio, cemento o materiali metallici necessari per la costruzione».
CIHAN HA POI scoperto che alcune navi appartengono a personaggi di rilievo. «Ibrahim Guler è membro del partito di governo, Akp, nonché ex candidato sindaco nel 2019 per la città di Hatay con lo stesso partito. La sua nave, chiamata Hatay Ro Ro, continua a fare affari con Israele.
Secondo Guler, la nave è stata venduta lo scorso maggio a un’altra azienda, ma non è in grado di fornire i documenti necessari per dimostrarlo in modo adeguato e pare che la gestione della nave sia ancora nelle sue mani». Guler, sin dall’inizio della guerra a Gaza, lancia una serie di messaggi molto forti sui social media, come augurarsi la distruzione dello Stato d’Israele.
Eren Holding è un’altra realtà emersa dalla ricerca, avendo inaugurato diverse fabbriche negli ultimi anni con la partecipazione di Erdogan, di vari ministri e membri dei partiti della coalizione governativa. Il coinvolgimento di tali autorità è stato pubblicamente ringraziato dall’azienda con annunci sui giornali.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta di Cihan, le navi di Eren Holding continuano a partire dal porto aziendale situato a Mersin, dirette verso Israele. Anche la nave commerciale più grande della Turchia, ossia Kaptan Arif Bayraktar, inaugurata nel 2010 dall’attuale presidente. Secondo i dati resi pubblici da Cihan, la nave in questi giorni naviga nelle acque dell’Egeo verso il porto di Haifa. Il giornale online Kisa Dalga riporta che le esportazioni della Turchia verso Israele raggiungono i sei miliardi di dollari, principalmente grazie alle vendite di acciaio.
L’ASSEMBLEA degli Esportatori turchi indica la Turchia come il terzo paese che più esporta verso Israele. In media, dati dell’Istituto di Statistica turco (Tüik), mostrano che ogni mese Israele acquista beni turchi per 450 milioni di dollari.
«In Turchia, c’è un boicottaggio popolare verso aziende accusate di essere legate a Israele. Anche se sostenuto dal governo e dall’opposizione, il grande capitale non sembra assecondare questo boicottaggio e questo non pare che sia un problema per la politica», spiega Metin Cihan, evidenziando l’ipocrisia che lo ha spinto a intraprendere questo lavoro giornalistico.
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