Lega sulle barricate contro le timidissime modifiche al Jobs act, calcio italiano imbufalito per la stretta sulla pubblicità ai siti di scommesse, Tria che chiede coperture precise al momento assai lontane. Il decreto Dignità, primo atto legislativo del doppio ministro e vicepremier Luigi Di Maio, è sempre più in salita. E farlo passare in Consiglio dei ministri «lunedì» come promesso sarà assai dura. Se non a costo di una drastica riduzione dei costi e della profondità dei provvedimenti.
L’asse Confindustria-Lega – parecchi esponenti delle imprese hanno contattato ministri salviniani – rischia di annacquare la già spuntata stretta sul precariato. La riduzione da 5 a 4 sui rinnovi – il solo 20 per cento – dei contratti a termine in 36 mesi e la reintroduzione delle causali – cancellate dal decreto Poletti del 2014 – potrebbero già essere riviste mentre ancora più a rischio sono l’abolizione dello staff leasing, l’assunzione a tempo indeterminato tramite le agenzie di somministrazione (ex interinali) e il contributo aggiuntivo dello 0,5 per cento sui rinnovi dei contratti a tempo. A rimanere intatto dovrebbe essere solo il capitolo «Contrasto alla delocalizzazione» – restituzione dei contributi pubblici per le multinazionali che entro dieci anni dall’arrivo spostino le produzioni fuori dall’Italia anche in paesi Ue – che è appoggiato anche dalla Lega.
In questo modo risulta già compromesso l’equilibrio fra provvedimenti per i lavoratori e quelli per le imprese, vero mantra Di Maio. Dal punto di vista finanziario infatti lo sconto fiscale per le imprese derivante dall’abolizione dello spesometro e split payment viene stimato addirittura in 3 miliardi sul lungo periodo. E anche se le mancate coperture denunciate da Tria portassero ad una semplice deroga fino a febbraio 2019 il conto è presto fatto: 300 milioni contro i forse 5 di aggravio sui rinnovi ai contratti a tempo determinato.
Il fronte che Di Maio non si attendeva di dover affrontare è però quello calcistico. Le norme che vogliono vietare le pubblicità al gioco di azzardo sarebbero estese anche ai siti di scommesse, società che sponsorizzano o hanno accordi commerciali con mezza serie A – Bwin ha sponsorizzato tutto il campionato di B, prima di trovare accordi anche con Milan e Inter; la Snai è legata alla Roma, BetFair alla Juventus; Planetwin365 al Napoli ed Eurobet a Lazio, Cagliari, Udinese, Sampdoria e Genoa – così come gli spot finanziano le televisioni che trasmettono le partite. A dar voce ai presidenti è stato il patron del Genoa Enrico Preziosi che ha parlato di «follia» mentre il deputato di Fratelli d’Italia Alessio Butti ha addirittura quantificato «in 8 miliardi (sic) le perdite per lo Stato da mancati introiti Iva e indotto».
Le cifre reali sono molto più basse: si parla di circa 200 milioni l’anno ma anche in questo caso riaprono il cassetto «coperture» che per il momento è totalmente sguarnito, nonostante Salvini ieri abbia tranquillizzato: «Le coperture per il decreto Dignità? Ci sono, anche di più», lasciando però «al collega Di Maio» spiegare oggi allo stesso Festival del lavoro di Milano – organizzato dai Consulenti del lavoro – quali siano.
Per questo più di un esponente dell’opposizione e della stessa maggioranza già preconizzano una forzata marcia indietro su tutti i fronti. Ad esempio lo stop allo split payment – il versamento diretto all’erario dell’Iva addebitato in fattura ai fornitori – sarebbe limitato ai soli professionisti. Costo stimato: 35 milioni. Insomma, briciole rispetto ai 3 miliardi promessi.