Dolore e incredulità a Kufr Qassem: «Yusef non ha il profilo dell’attentatore»
Le testimonianze Nella città da cui proveniva l'uomo alla guida dell'auto-killer. Gli hanno sparato malgrado fosse disarmato, la sua versione dei fatti non si saprà mai
Le testimonianze Nella città da cui proveniva l'uomo alla guida dell'auto-killer. Gli hanno sparato malgrado fosse disarmato, la sua versione dei fatti non si saprà mai
«Siamo addolorati, immensamente. A nome di tutta Kufr Qassem faccio le mie più sincere condoglianze alla famiglia di Alessandro Parini e a tutta l’Italia, un paese che amiamo». Saed Isa, capo del comitato popolare di Kufr Qassem, accetta subito di rispondere alle nostre domande.
«PER ME È UNA BUONA OCCASIONE per provare a ragionare su quanto è accaduto perché questa è una tragedia immensa per la famiglia di Alessandro e anche per la nostra città» ci dice sottolineando che è opinione di tutti a Kufr Qassem che quello di Tel Aviv sia stato in realtà un incidente e non un attentato.
«Lo crediamo perché conoscevano Yusef Abu Jaber e non ha il profilo dell’attentatore» spiega Isa «era sposato, con sei figlie, lavorava da tempo assieme alla moglie come bidello in una scuola media di Tel Aviv e nel pomeriggio si occupava del suo negozio. Non si occupava di politica, non era particolarmente religioso e aveva amici e conoscenti ebrei. Anche alcuni di loro hanno scritto sui social che non ritengono possibile che Yusef possa aver fatto una cosa tanto orribile contro persone innocenti». Isa ci ricorda che Abu Jaber non era armato e che pur non rappresentando un pericolo è stato ucciso sul posto dalla polizia. Quindi non c’è stato modo di ascoltare la sua versione dell’accaduto.
Intervistato dal portale d’informazione Ynet, anche Omar Abu Jaber, fratello di Yusef, ha parlato di un incidente. «Per quattro giorni e per quattro notti Yusef non aveva dormito. Può darsi si sia addormentato e abbia perso il controllo dell’automobile», ha detto sostenendo che dalle immagini diffuse sui social ha avuto l’impressione che suo fratello abbia cercato di scansare i passanti. Il resto della famiglia spiega la presenza di Abu Jaber venerdì sera a Tel Aviv con l’acquisto di attrezzi di lavoro.
REGNA L’INCREDULITÀ a Kufr Qassem, cittadina di 25mila abitanti nella parte meridionale del Triangolo la cui storia recente è legata alla vicenda politica dello sceicco Abdallah Nemr Darshish, fondatore del movimento islamico in Israele, morto qualche anno fa. Dopo un passato con posizioni radicali e alcuni anni di detenzione, Darwish divenne un sostenitore della non violenza e un teorico del riconoscimento dello Stato ebraico da parte dei musulmani. Diede poi vita alla corrente meridionale moderata del movimento islamico in contrapposizione con quella del nord guidata da Raed Salah, vicina alle posizioni del movimento islamico Hamas.
Più tragica è la storia di oltre 60 anni fa di Kufr Qassem, in cui avvenne un massacro di palestinesi il 29 ottobre 1956. Fu compiuto dalla guardia di frontiera israeliana che uccise decine di lavoratori e i loro famigliari che tornavano a casa durante un coprifuoco di cui non erano a conoscenza.
Il provvedimento era stato imposto per l’invasione israeliana del Sinai, durante la crisi del canale di Suez. Dopo la fondazione di Israele e fino al 1966 i cittadini arabi sono stati soggetti a un governo militare e controllati costantemente da forze di sicurezza che li consideravano ostili. Così quando i militari videro in strada decine di persone, durante il coprifuoco, spararono ad altezza d’uomo.
FURONO UCCISI 48 PALESTINESI di cui 19 uomini, 6 donne e 23 bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni. I responsabili del massacro furono processati e condannati ma dopo pochi mesi tutti vennero graziati e rilasciati. Nel dicembre 2007, l’allora presidente di Israele, Shimon Peres si è formalmente scusato per quelle uccisioni. Ma nell’ottobre 2021, un disegno di legge della Lista araba unita per il riconoscimento ufficiale del massacro è stato respinto dalla Knesset.
Curiosamente proprio a Kufr Qassem è stata girata gran parte della prima stagione della famigerata serie tv Fauda, sulle azioni sanguinose di una unità antiterrorismo israeliana.
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