La crisi del gas spegne la luce alla Germania. Da Berlino ad Hannover passando per Potsdam, Cottbus, Francoforte sull’Oder e altrove, cala il buio della crisi del gas, che poi sarebbe l’ombra della guerra che si continua a combattere 1.500 km più a est.
L’ordine istituzionale (inculcato ai funzionari dei ministeri federali, trasmesso fino all’ultimo dei borgomastri e mandato a memoria da milioni di spettatori del tg pubblico) non ammette rinvii e accetta poche eccezioni. L’imperativo categorico è risparmiare ogni singolo watt utile a superare la riduzione dal 40 al 20% delle forniture di Gazprom, cioè resistere al «gioco di potere di Mosca».

Scatta quindi su off l’interruttore dei riflettori puntati sulla Torre della televisione e la Colonna della Vittoria, simboli di Berlino, ma si spengono anche Duomo, Municipio Rosso e Castello di Charlottenburg più altri 200 palazzi pubblici di cui lo Stato non può più permettersi la bolletta notturna.
Pochi spicci in tempi normali, un’enormità al tempo della guerra in Ucraina perfino per la locomotiva d’Europa. Nel dettaglio, oscurare i 1.400 fari a spot puntati sui 200 edifici-chiave della capitale tedesca porterà al risparmio annuo di soli 40mila euro, ma dal governo insistono che la forbice sui «consumi non indispensabili» si aggiunge alle altre misure appena varate, a partire dal calo dei gradi dei termosifoni negli edifici statali.

A Potsdam, capitale del Brandeburgo, la nuova austerity energetica è il buio totale in biblioteca, centro di formazione e nell’area dei musei; cornice insolita per la città che fa girare gran parte dell’economia proprio intorno ai suoi monumenti prussiani. Vale anche per sedi e uffici delle municipalizzate, «ovunque la mancanza di luce non influisce sulla sicurezza» sottolineano in Comune, già concentrati sul prossimo passo del razionamento energetico: cambiare decine di migliaia di lampadine dell’illuminazione pubblica con i più economici led.

A Cottbus, seconda città del Land, il Consiglio comunale avverte i cittadini di aver spento il teatro e che è in corso il monitoraggio degli edifici per ridurre al massimo i consumi, mentre i tecnici scandagliano rete del gas ed elettrodotti a caccia di eventuali perdite. Eppure la selezione di chi deve restare al freddo o al buio è tutt’altro che automatica. Per esempio, non è possibile chiudere la piscina coperta di Cottbus perché «significherebbe cancellare i corsi di nuoto per i bambini di cui abbiamo urgenza per compensare il deficit accumulato durante la pandemia. Poi ci sono le attività di cura e riabilitazione…».

Augsburg, in Baviera, ha spento le fontane pubbliche. La giunta comunale di Hannover, capitale della Bassa Sassonia, invece ha vietato l’utilizzo di acqua calda nei bagni pubblici e nelle docce di piscine, palasport e palestre, chiudendo anche qui le fontane. E anche qui il municipio verrà spento «per raggiungere il target del 15% fissato dall’Ue», conferma il borgomastro dei Verdi, Belit Onay.