Esercitazioni Nato in Sardegna sotto processo. Il gup (giudice dell’udienza preliminare) del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, ha rinviato a giudizio cinque alti ufficiali dell’esercito, finiti sotto inchiesta con l’ipotesi di disastro ambientale colposo nell’ambito di un’indagine della procura della Repubblica sugli effetti di decenni di esercitazioni militari (Nato e italiane) nel poligono di Teulada.

PINTORI HA RESPINTO la richiesta di non luogo a procedere avanzata dal pm Emanuele Secci, che riteneva di non avere elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. Già lo scorso anno la procura aveva chiesto l’archiviazione, respinta dal gip (giudice dell’indagine preliminare) Alessandra Tedde. Il dibattimento si aprirà il 5 gennaio 2024 davanti al secondo collegio penale del tribunale di Cagliari.

Tra gli imputati c’è il generale Claudio Graziano, attualmente presidente del consiglio di amministrazione di Fincantieri. Prima di arrivare ai vertici della holding, Graziani ha avuto responsabilità di primissimo livello nella Difesa.

Il 29 gennaio 2007 l’Onu lo ha nominato comandante della missione Unifil in Libano. Il 1º gennaio 2010 è stato promosso generale di corpo d’armata e il 10 febbraio dello stesso anno l’allora ministro della Difesa Ignazio Larussa lo ha scelto come capo di gabinetto. Il 14 ottobre 2011 è diventato capo di stato maggiore dell’esercito e il 24 dicembre 2014 capo di stato maggiore della Difesa, incarico che ha mantenuto sino al 5 novembre 2018.

Il 7 novembre 2017 è stato designato presidente del Comitato militare della Ue, posizione occupata sino all’aprile 2022, quando Cassa depositi e prestiti lo ha indicato come presidente del cda Fincantieri. Sotto accusa, con Graziano, anche Giuseppe Valotto, capo di stato maggiore dell’esercito dal 2009 al 2011; Danilo Errico, capo del terzo reparto infrastrutture dell’esercito dal 2008 al 2013; Domenico Rossi, sottocapo di stato maggiore dal 2010 al 2013; Sandro Santroni, comandante dell’esercito in Sardegna sino a ottobre 2010.

Dal fronte pacifista un primo commento arriva dal Comitato per la riconversione della Rwm, che si batte contro la produzione, nella fabbrica che il gruppo tedesco Rheinmetall gestisce in Sardegna, delle bombe che i sauditi impiegano nella guerra in Yemen: «Che si svolga un processo è un fatto importante e non scontato. Anche se dispiace che i cittadini che hanno presentato l’esposto dal quale è partita l’indagine e che hanno avuto morti in famiglia per tumori e per altre patologie causate dalle esercitazioni militari non siano stati riconosciuti come parte civile. Fabbriche di armi e manovre Nato: la Sardegna offre il suo territorio per preparare tutte le guerre del mondo. E’ ora di invertire la rotta».

«ATTRAVERSO QUESTO processo – commenta A Foras, il gruppo antimilitarista che ha organizzato la manifestazione contro le basi svoltasi a Cagliari lo scorso 2 giugno – sarà possibile accertare i dati esatti sull’inquinamento nel poligono di Teulada, dove tra l’altro sono stati utilizzati centinaia di missili Milan, con conseguente rilascio di enormi quantità di Torio. Già dalle indagini della magistratura sono emersi dati precisi che riguardano in particolare la devastazione avvenuta nella cosiddetta “penisola Delta”, zona di tre chilometri quadrati per decenni usata come bersaglio dall’esercito italiano e dalle truppe degli altri paesi Nato. Solo dal 2008 al 2016 – si legge nelle carte della procura – in quell’area sono stati sparati 860mila colpi, di cui 11.875 missili, per un totale di 556 tonnellate di esplosivo».