«In questi due anni non ci sono stati passi indietro rispetto a questioni come il diritto all’aborto o sui diritti Lgbt», parola di Giorgia Meloni in conclusione del G7. Se la legge 194 non è stata toccata (ma si è trovato il modo di pagare i pro vita nei consultori attraverso i fondi del Pnrr e non si è intervenuto per rendere accessibile l’aborto dove nei fatti è negato), sul diritti arcobaleno le parole della premier gridano vendetta. Lo scorso 17 maggio (giornata mondiale di lotta all’omolesbobitransfobia) l’Italia insieme ad altri otto stati (come Ungheria, Romania, Bulgaria) non ha firmato il testo Ue sui diritti Lgbtqia+. Rispetto alla Rainbow Map, redatta da Ilga-Europe (documento annuale atto a fotografare la vita delle persone queer in 48 Paesi), il nostro si colloca al 36esimo posto. La posizione italiana è evidenziata in rosso anche nella mappa di Tgeu, relativa ai diritti delle persone transgender.

Non a caso a partire da Maurizio Gasparri, con i ministri a ruota, è iniziata lo scorso gennaio un’ispezione al centro Careggi di Firenze per rivedere, in senso restrittivo, su scala nazionale i protocolli sui farmaci bloccanti della pubertà, terapie che consentono di fermare (in modo reversibile) i cambiamenti fisici legati all’adolescenza nei giovani trans e non binari. E ancora. Tra i primi provvedimenti del governo Meloni, l’intervento del ministero dell’Interno sulle prefetture perché si allineassero alla pronuncia della Corte di Cassazione del 2022, bloccando le trascrizioni degli atti di nascita dei bambini di coppie omogenitoriali. Materia controversa che ha visto pronunce opposte in vari tribunali della penisola.

Giorgia Meloni a Borgo Egnazia
Giorgia Meloni al G7 di Borgo Egnazia, foto Ansa

Passi indietro anche sulle «carriere alias», cioè no a registrare le persone secondo il loro nome di elezione nelle scuole. A luglio 2023 la Camera ha poi approvato la proposta di legge che istituisce il reato universale di Gpa, la gestazione per altri. A ottobre dello stesso anno il leghista Sasso, dopo la bocciatura della legge sull’educazione sessuale nelle scuole, ha dichiarato in Aula: «La propaganda gender se la scordano. Se ci tengono a fare l’educazione sessuale ai bambini di 6 anni, non approfittino della scuola senza il consenso dei genitori, obbligando i bambini alle loro porcherie».

Infine, l’Italia è l’unico paese tra i fondatori dell’Ue a non avere una legge sul matrimonio egualitario né una legge contro i crimini d’odio basati su orientamento sessuale e identità di genere. Antonello Sannino, presidente di Antinoo Arcigay Napoli: «La decisione di non firmare il testo dell’Ue a tutela dei diritti delle persone Lgbtqia+ smentisce clamorosamente la presidente Meloni. Da oltre un anno chiediamo un incontro al ministero competente ma nessuno ha mai risposto. Sbandierano la lotta contro il gender ma se domandi non sanno dire cos’è. Strumentalizzano per un loro tornaconto politico».