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Diritti civili, la battaglia radicale premiata in Europa

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A furia di ignorare i moniti della Corte Costituzionale, di tentennamenti e retromarce, l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, all’unanimità (!), per la violazione del diritto […]

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 22 luglio 2015

A furia di ignorare i moniti della Corte Costituzionale, di tentennamenti e retromarce, l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, all’unanimità (!), per la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare delle coppie dello stesso sesso.

L’Associazione radicale “Certi Diritti”, nata per eliminare queste odiose violazioni, dal 2008 ha lanciato la campagna “Affermazione Civile” che, dopo aver portato alla sentenza della Corte Costituzionale 138/2010 con la quale si è affermata «la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale», si è evoluta e ha portato a questa nuova condanna.
Buona parte delle nostre osservazioni, presentate attraverso un amicus curiae predisposto dal collegio legale composto con i colleghi Nicolò Paoletti e Claudia Sartori, sono state accolte dalla Corte. E’ stato infatti evidenziato quanto l’Italia abbia disatteso le tutele fondamentali previste dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla nostra Costituzione. La Corte EDU ha riconosciuto la violazione da parte dell’Italia dell’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. L’articolo sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

Dure le parole della Corte la quale ritiene che «il Governo Italiano abbia fallito nel rispettare il proprio obbligo positivo di assicurare che i ricorrenti abbiano a disposizione uno specifico quadro legale che fornisca loro il riconoscimento e la protezione delle loro unioni dello stesso sesso». È importante notare che la Corte europea ha messo l’Italia «sotto il controllo del Comitato dei Ministri», per verificare che vengano varate «appropriate misure (…)per rispettare la loro* (di tutte le coppie dello stesso sesso,ndr) vita privata e familiare».

I giudici all’unanimità scrivono nella sentenza che «in assenza di un prevalente interesse pubblico messo in evidenza dal Governo italiano, contro cui bilanciare l’importante interesse dei ricorrenti… e alla luce delle conclusioni delle corti nazionali sulla questione rimasta inascoltata, la Corte ritiene che il Governo Italiano abbia oltrepassato il proprio margine di apprezzamento e abbia fallito nel rispettare il proprio obbligo positivo di assicurare che i ricorrenti abbiano a disposizione uno specifico quadro legale che fornisca loro il riconoscimento e la protezione delle loro unioni dello stesso sesso».

La Corte europea dei diritti dell’Uomo richiede per le coppie omosessuali una protezione del diritto alla vita familiare equivalente a quello garantito dall’istituto matrimoniale. Non è più tempo di compromessi, è tempo di buone leggi. Il monitoraggio a cui è stata sottoposta l’Italia da parte del Consiglio dei Ministri in sede europea, fa comprendere l’urgenza di una normativa. Il Parlamento italiano ascolti l’Europa e approvi subito una norma che riconosca a tutti, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, gli stessi diritti e doveri delle coppie sposate.

*Segretaria Ass. Luca Coscioni, membro collegio giuridico dell’Ass. radicale Certi Diritti nel procedimento Oliari e altri c. Italia
**Segretario Ass. Radicale Certi Diritti

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