eri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha finalmente presentato la proposta di stop alle importazioni europee del petrolio russo entro sei mesi. La proposta di embargo prevede il divieto totale d’importazione di tutto il petrolio russo, via mare e via oleodotto, greggio e raffinato, che sarà progressivo e diventerà pienamente operativo solo alla fine del 2022.
Una mossa attesa da tempo, che Greenpeace ha chiesto con proteste pacifiche nei mari di tutta Europa dall’inizio della guerra in Ucraina, contro l’arrivo di nuovo greggio dalla Russia.

Ora la proposta della Commissione passa nelle mani dei governi nazionali, ma il rischio è che entrerà in vigore troppo lentamente permettendo alla Russia di trovare altri clienti per il suo petrolio da qui alla fine dell’anno.

L’embargo europeo sul petrolio russo è un passo necessario per smettere di finanziare la guerra di Putin in Ucraina, ma deve essere seguito anche da misure immediate per liberare completamente l’Europa dal petrolio.

Oggi circa il 25 per cento del petrolio consumato nell’UE proviene dalla Russia e, insieme al Regno Unito, l’UE paga alla Russia quasi 200 milioni di euro al giorno solo per le importazioni di petrolio. Greenpeace ha calcolato che l’Ue potrebbe tagliare facilmente i suoi consumi di petrolio in poco tempo agendo sul settore dei trasporti, che oggi assorbe circa il 70 per cento del petrolio consumato in Europa.

La nostra analisi indica all’Europa dieci misure da applicare al settore dei trasporti per ridurre rapidamente il consumo di petrolio di 40 milioni di tonnellate all’anno, risparmiando circa 19,7 miliardi di euro. Alcune di queste misure si possono realizzare nel breve termine, come il divieto dei voli a corto raggio, limiti di velocità più bassi, biglietti accessibili per il trasporto pubblico, mobilità ciclabile e su rotaia ed estensione dello smart working, permettendo di ridurre del 7,1 per cento i consumi europei di petrolio. Queste misure da sole ridurrebbero inoltre le emissioni di gas serra dell’UE di 144 milioni di tonnellate all’anno, pari a quelle prodotte da 93 milioni di automobili, accelerando così anche la decarbonizzazione del settore dei trasporti, responsabile di più di un quarto delle emissioni climalteranti europee.

Mentre milioni di persone in Europa lottano con prezzi dei carburanti alle stelle, l’industria fossile sta guadagnando enormi profitti da questa guerra. Greenpeace ha calcolato che dall’inizio del conflitto in Ucraina le compagnie petrolifere hanno guadagnato almeno 3 miliardi di euro di extra-profitti dalla vendita di diesel e benzina in Europa. In Italia, le entrate extra delle compagnie petrolifere nel solo mese di marzo sono state in media di 387,5 milioni di euro, pari a 12,5 milioni al giorno.
All’Unione europea chiediamo di tassare questi enormi profitti, utilizzando le entrate ottenute per sostenere le famiglie più colpite e accelerare la transizione del settore dei trasporti verso forme di mobilità sostenibile e indipendente dal petrolio. La nostra dipendenza dal gas e dal petrolio alimenta guerre e conflitti in tutto il mondo, compresa quella in corso in Ucraina, ed è la principale causa della crisi climatica in corso.

Per promuovere la pace e liberare l’Ue dal petrolio, l’Ue deve fermare non solo le importazioni di petrolio russo ma liberare la mobilità da tutte le fonti fossili, ovunque siano estratte.Solo un sistema di trasporto completamente libero dal petrolio e da false soluzioni potrà garantire un futuro verde e di pace.

* Campagna clima Greenpeace Italia