Lavoro

Reddito di cittadinanza: «Di Maio deve collaborare, senza di noi niente riforma»

Reddito di cittadinanza: «Di Maio deve collaborare, senza di noi niente riforma»Una sede di Centro per l'impiego

Reddito di Cittadinanza Cristina Grieco, coordinatrice delle regioni: i 6mila navigator non entreranno nei nostri centri. «Dell’esistenza dei tutor copiati dal Mississipi ho saputo da Vespa. Oltre ai 4mila di quest’anno attendiamo di assumere 1.600 persone dal 2017. Nessuno pronto a maggio»

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 2 febbraio 2019

«Dell’esistenza dei navigator abbiamo scoperto da un’intervista a Vespa e non abbiamo ancora capito a cosa servono. Di certo sui Centri per l’Impiego la competenza delle Regioni è esclusiva: o Di Maio trova un accordo con noi o il Reddito di cittadinanza parte molto male». Cristina Grieco è la coordinatrice degli assessori al lavoro della Conferenza delle Regioni. In carica in Toscana dal 2015, livornese, dirigente scolastico è la persona con cui il ministro Di Maio dovrà scendere a patti, pena il flop della «riforma più importante per il governo».

Grieco, lei rappresenta 20 assessori con competenza esclusiva su Centri per l’impiego e formazione, e competenze concorrenti con lo Stato sulle politiche del lavoro. Nessuno di voi è del M5s: potreste senza problemi boicottare il Reddito di cittadinanza e far fallire «il capolavoro» di Di Maio…
Diciamo che ne avremmo il potere, ma non vogliamo metterci di traverso, vogliamo solo essere ascoltati. Con gli altri assessori, alcuni leghisti, abbiamo deciso all’unanimità di collaborare. Ora è Di Maio che sembra non volerci ascoltare: non lo incontriamo dal 17 ottobre. Quel giorno ci chiese: «Siete contrari a prescindere al reddito di cittadinanza?» E noi rispondemmo di no. Da quel giorno in poi però c’è stata una accelerazione fortissima solo sui navigator e di Centri per l’impiego non si è più parlato. Speriamo di chiarirci la settimana prossima. Se non ci ascolterà, faremo i nostri passi senza voler però creare problemi agli utenti ma, come dice il mio presidente Enrico Rossi, nel rispetto della Costituzione su cui non possiamo fare passi indietro.

Il punto più divisivo è quello dei navigator e del ruolo di Domenico Parisi, l’esperto che Di Maio ha chiamato dal Mississipi e che sarà il prossimo presidente dell’Anpal.
La parola «navigator» l’abbiamo sentita nel salotto di Bruno Vespa, con noi Di Maio non ha mai parlato. Non abbiamo allergie lessicali ma non abbiamo ancora capito chi sono e quale sarà il loro ruolo. Quanto a Parisi, anche nell’audizione al Senato non ha spiegato nulla del suo piano e del suo ruolo. Per noi un punto è fondamentale: i «navigator» non c’entrano nulla con i Centri per l’Impiego e non ci entreranno. I colloqui con gli utenti del «Reddito di cittadinanza» saranno fatti da personale delle Regioni che non potrà neanche avere compiti nei controlli sugli stili di vita di chi firma il «Patto per il lavoro».

Qui c’è poi l’altro problema delle assunzioni. I 6mila «navigator» che dovrebbero essere assunti dall’Anpal e i 4mila nei Centri per l’impiego.
I «navigator» non sono di nostra competenza anche se leggo che rischiano di essere altri precari e mi permetto di dire che è difficile selezionare 6mila persone laureate con esperienze nel recruiment e orientamento così facilmente. Per contro, le persone che verranno assunte nei centri per l’impiego saranno selezionate tramite concorso e avranno un contratto a tempo indeterminato. Per quanto riguarda le assunzioni per i Centri dell’impiego non ci sono solo i 4mila previsti in legge di bilancio: devono essere assunte ancora 1.600 unità previste dall’accordo che facemmo nel dicembre 2017 con l’allora ministro Poletti.

Almeno queste saranno già state assunte, no? Invece quali tempi stimate per l’entrata in servizio dei 4mila?
No, neanche i 1.600 del 2017 sono stati assunti e nemmeno si è tenuto il concorso. Per loro almeno c’è il piano di riparto con le divisioni fra le varie Regioni e alcuni di questi – specie i profili amministrativi – potrebbero essere assunti tramite graduatorie aperte. Per i 4mila della legge di bilancio invece aspettiamo il decreto attuativo: noi siamo d’accordo per fare una procedura di massima urgenza e i miei tecnici sostengono che per ottimizzare i tempi serve l’aiuto della funzione pubblica.

Dalle sue parole si capisce che i tempi non saranno certo stretti e ad aprile non ci sarà alcun nuovo assunto nei Centri per l’impiego, giusto?
Se i decreti attuativi saranno rapidi, il concorso con unica procedura per tutte le Regioni potrebbe essere fatto in qualche mese. Di certo è impensabile che i Centri per l’impiego siano pronti a maggio, anche perché poi le persone assunte andranno a loro volta formate. Si tratta di cominciare un percorso di rafforzamento che sarà molto lungo.

Sullo stato attuale dei Centri per l’impiego è già stato scritto tanto. Anche l’attuale presidente dell’Anpal Maurizio Del Conte quantifica in meno del 3 per cento le persone che trovano lavoro tramite i Cpi.
Ci sono ritardi storici su personale, infrastrutture e tecnologia ma non sono più gli Uffici di collocamento e in questi anni sono migliorati. Devo riconoscere al ministro Di Maio di essersi impegnato da subito per mettere risorse sui Cpi. All’inizio si parlava di un miliardo, alla fine in legge di bilancio ci sono 420-480 milioni oltre ai 160 annui di stipendi per i nuovi 4mila assunti. È sempre meno dei 500 milioni per i navigator ma è comunque un passo importante. Quando sento la percentuale del 3 cento mi arrabbio: è calcolata sul totale della forza lavoro e dunque andrebbe alzata mentre il gradimento di utenti e imprese per i nostri Cpi è buono. In Toscana noi abbiamo già avuto un’esperienza simile al «Reddito di cittadinanza»: per chi ha un Isee molto basso abbiamo dato un sussidio di 500 euro per 6 mesi con formazione. Alla fine su 7mila persone, gli impieghi per il 40 per cento delle persone, di cui il 16 per cento a tempo indeterminato, sono stati trovati più dai Cpi che dalle agenzie private, abituate a lavorare con target di utenti più alti. La stessa cosa succederà con il «Reddito di cittadinanza»: solo gli incentivi alle imprese avranno più spazio dei Cpi che saranno il cuore del progetto.

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