Di Battista: «Molti non mi volevano, incluso Fico. Grillo dovrebbe farsi da parte»
Alessandro Di Battista – Ansa
Politica

Di Battista: «Molti non mi volevano, incluso Fico. Grillo dovrebbe farsi da parte»

L'ex frontman dei 5S ha deciso di non candidarsi alle politiche e attacca il Movimento «Di Maio un ducetto. Conte un galantuomo ma su alcune posizioni abbiamo idee molto diverse, io non sono un atlantista e non credo minimamente all’efficacia delle sanzioni alla Russia»
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 10 agosto 2022

È tra i nomi eccellenti che non saranno candidati alle prossime politiche, Alessandro Di Battista ieri ha scelto l’abitacolo dell’auto, segno di dinamismo, per filmare il video con cui regolare i conti con i 5 stelle o, almeno, con quel pezzo di mondo pentastellato che l’ha, di fatto, estromesso. Grillo, Fico, Di Maio sono i nemici, Giuseppe Conte invece sta tra i leali («rispetto la scelta di Di Battista ma il Movimento va avanti» ha commentato in serata). Dal 26 settembre i 5S cambieranno pelle e Dibba potrebbe dare la scalata al partito in versione contiana.

«In molti si sono espressi su una mia eventuale candidatura – l’esordio del video sui social -. Ho fatto tutti i passaggi necessari per prendere una decisione approfondita. Ho parlato con Conte e ho compreso che ci sono molte componenti nell’attuale M5S che non mi vogliono. Da Beppe Grillo passando per Roberto Fico». Per poi incalzare: «Forse temono che io sia poco imbrigliabile, temono giustamente che io possa ricordare gli errori politici che sono stati commessi negli ultimi due anni da vari esponenti: Grillo, Di Maio che poi se n’è andato, Fico. I principali promotori dell’entrata del Movimento nel governo Draghi». Un governo benedetto anzitutto da Grillo via ministro della Transizione Cingolani.

L’attacco più forte è all’Elevato (che ha l’ha liquidato come «uno che dice benissimo le sue cose, fa casino e se ne va»): «Politicamente oggi non mi fido di Beppe Grillo, che ancora in parte fa da padre padrone. E io sotto Grillo non ci sto. Per rientrare nel Movimento è giusto che io pretenda determinate cose, garanzie politiche. In questo momento, con Grillo che ancora non ha fatto un passo di lato, che dovrebbe fare, queste garanzie non ci sono». E ancora: «Ho chiamato Conte, nonostante ogni giorno leggessi delle interviste da parte di vari esponenti del Movimento che mi tiravano in ballo. Nessuno mi ha detto ‘abbiamo bisogno di te’. Le più gentili erano ‘se torna si deve allineare’. Le meno gentili erano ‘non abbiamo bisogno di lui perché è un distruttore’, tipo Attila. Forse i disboscatori di consenso sono stati altri: alcuni sono ancora all’interno del M5S, altri se ne sono andati».

Conte è tra i buoni ma Di Battista sta attento a non collocarsi al suo fianco: «Abbiamo avuto un’interlocuzione molto leale. Per me è un galantuomo, non mi ha mai mancato di rispetto e mi ha sempre detto la verità. Credo che abbia a cuore l’interesse del paese. Su alcune posizioni abbiamo idee molto diverse, io non sono un atlantista e non credo minimamente all’efficacia delle sanzioni alla Russia, mai e poi mai avrei votato per l’invio di armi all’Ucraina. Per me atlantismo ed europeismo non sono la stessa cosa». Sul futuro: «Creerò un’associazione culturale per fare politica da fuori, per avere una un’organizzazione civica per fare cittadinanza attiva. Per fare proposte e scrivere leggi e, magari, portarle in Parlamento come leggi di iniziativa popolare. Creare un percorso e poi vedere a cosa porterà».

Capitolo a parte per Luigi Di Maio: «Tutti vogliono candidarsi – attacca -, pur di avere una poltrona in Parlamento sono disposti a vendere la madre, a calpestare le proprie coscienze e la propria dignità se ancora ne hanno, a infilarsi nella sede del Partito democratico per elemosinare un seggio quando avevano detto peste e corna del Pd. Io davvero non sono così grazie a Dio». Per poi aggiungere: «Sono stato costretto a lasciare il M5S proprio perché Grillo ha indirizzato il Movimento nel governo dell’assembramento. Ma anche in precedenza ho avuto dei momenti difficili, come quando mi hanno impedito di fare il capo politico evitando di votare, quando non hanno neppure voluto pubblicare i voti degli Stati generali perché io avevo preso il triplo delle preferenze di Di Maio, che all’epoca faceva ancora il ducetto. Non si doveva far sapere, perché era un’onta per lui».

Quindi l’affondo finale: «Non mi hanno permesso di fare il capo politico tanti esponenti del M5S, praticamente tutti. Ricordo una riunione che ebbi con Luigi Di Maio a casa di Manlio Di Stefano. Luigi mi disse: “Non ti mettere contro di noi perché siamo di più”. Io poi mi ci sono messo, perché non mi interessava essere da solo ma condividere le mie idee. E guardate che fine ha fatto pure Di Maio». Ora però potrebbe cominciare il secondo tempo della partita. Se il traffico social si è riversato sulla pagina di Di Battista, dai diretti interessati è calato il silenzio.

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