Lavoro

De Palma (Fiom): «Avevamo ragione noi, la transizione è possibile con più ricerca e salari alzati»

Torino, il segretario generale della Fiom Michele De Palma foto di Alessandro Di Marco/AnsaIl segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma – Foto LaPresse

Tempi Moderni Il segretario dei metalmeccanici Cgil: unità riconquistata perché conosciamo la realtà delle fabbriche, ora Meloni convochi Tavares

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 18 ottobre 2024

Michele De Palma, segretario generale della Fiom, oggi corteo e manifestazione unitaria Fim, Fiom, Uilm dell’intero settore auto, l’ultima fu nel febbraio 1994. Già per questo è una giornata storica.
Teniamo fede alla promessa fatta ad aprile allo sciopero a Torino. Dicemmo che se da parte del governo e di Stellantis non si fosse aperta una reale trattativa su come salvare l’auto in Italia, avremmo portato i lavoratori a Roma. Lo sciopero mette assieme tutti gli stabilimenti Stellatis e tutta la componentistica, tutti i lavoratori dal montaggio alla ricerca, i servizi e i precari. In piazza poi ci saranno anche i sindacati europei e quello americano dell’Uaw a conferma della situazione gravissima globale di tutto il settore.

In piazza ci saranno anche tutti i leader dell’opposizione che oggi dicono quello che solo voi della Fiom dicevate sul rischio della scomparsa dell’industria dell’auto in Italia e sulla dismissione in atto da parte di Stellantis. Non potevano ascoltarvi prima quando invece lodavano Marchionne e i suoi ricatti?
Su Stellantis il quadro è unanime. La lettera del governo americano che li richiama agli impegni presi negli Stati Uniti, il declassamento di Moody’s e il calo del 20% nelle vendite stanno a testimoniare che quanto diciamo da anni era giusto. Tavares in Italia ha una capacità produttiva di 2 milioni di auto e quest’anno ne produrrà 300 mila.

Il problema del passaggio all’elettrico è globale ma in Italia la produzione è crollata, Stellantis non investe e delocalizza le auto più vendute. Ecatombe nella componentistica

Tavares però sta diventando un capro espiatorio per una situazione che è invece strutturale. Giuseppe Berta nel 2021 sostenne sul manifesto che solo lui poteva salvare l’ex Fiat del post Marchionne perché aveva investito prima di tutti nell’elettrico.
In Italia assistiamo a una decrescita dei volumi produttivi mentre c’è un boom di cassa integrazione e sono usciti circa 11.500 lavoratori. Abbiamo la nuova Topolino che in realtà è una Citroen prodotta in Marocco, la Lancia Y in Spagna, la nuova Alfa in Polonia e la Panda in Serbia e si tratta tutti di modelli ex utilitarie che prevedono grossi volumi di produzione. Si sta ribaltando la massima di Henry Ford: le auto prodotte in Italia sono solo di lusso e i lavoratori non se le possono permettere. Noi invece chiediamo che il diritto alla mobilità sia garantito per tutti.

E Tavares su questo risponde: gli incentivi non dateli a noi, ma ai vostri cittadini…
Guardi, sui 950 milioni di incentivi decisi dal governo Meloni l’anno scorso la gran parte sono stati usati per comprare auto non prodotte in Italia. È l’offerta di auto Stellantis che non è all’altezza del mercato italiano. E intanto Tavares ha fatto l’alleanza con i cinesi di Leapmotor e guadagnerà anche sulla vendita di auto cinesi qui in Italia. È vero il contrario: in Italia siamo in grado di progettare e produrre auto di grandissimo livello ma Tavares ha deciso di non farlo. Anche se noi lo denunciamo da quando la spostò Marchionne in Olanda, il punto non è la sede ma dove si investe in ricerca, sviluppo e produzioni e qua da noi non lo fanno da decenni.

Voi però scioperate anche contro il ministro Urso che da un anno e 4 messi ha annunciato un accordo con Stellantis per produrre un milione di auto l’anno ed è rimasto con un pugno di mosche.
Ognuno ha le sue responsabilità, noi da tempo chiediamo però un piano straordinario a palazzo Chigi, non da Urso. Diversamente già nelle prossime settimane assisteremo all’ecatombe delle imprese e dei lavoratori della componentistica. Chiediamo a Giorgia Meloni di fare dell’auto un punto centrale perché se muore l’auto l’Italia non sarà più un paese industriale. Tavares è andato in audizione in parlamento: potrebbe rifiutare un invito da Giorgia Meloni che a palazzo Chigi ha portato Elon Musk? Serve la volontà politica di risolvere i problemi.

Negli ultimi mesi le voci a favore di un rinvio dello stop al motore endotermico nel 2035 stanno aumentando anche fra i sindacati. Voi rimanete contrari a un rinvio: perché?
Noi siamo sempre stati per la transizione ecologica perché come dimostra l’ex Ilva di Taranto senza affrontare la crisi climatica non c’è futuro né per l’ambiente né per il lavoro. Serve una transizione equilibrata ma si può fare riducendo l’orario di lavoro e aumentando i salari dei lavoratori per permettergli di comprare auto. Il problema dell’Unione europea è che si è limitata a stabilire norme e stanziare poche risorse affidate al mercato, mentre per gestire la transizione sono necessarie politiche industriali programmate. Come in modo diverso hanno fatto Stati Uniti e Cina.

Oggi vi ritroverete anche con i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil ma Sbarra continua a rivendicare che senza gli accordi di Pomigliano e Mirafiori di Marchionne l’auto in Italia non ci sarebbe.
I metalmeccanici hanno dalla loro la forza delle realtà e il rapporto con il futuro. Con Fim e Uilm conosciamo la realtà delle fabbriche e abbiamo un grado di consapevolezza della gravità della situazione. Siamo partiti con gli scioperi di fabbrica, lo sciopero a Torino e oggi arriviamo a quello generale unitario perché è l’unico modo per salvare i lavoratori e l’automotive in Italia.

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