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Dario Vassallo: «Corro con Fassina, mai con il Pd, è un nemico»

Dario Vassallo: «Corro con Fassina, mai con il Pd, è un nemico»Dario Vassallo, fratello di Angelo, il sindaco di Pollica ucciso nel 2010

Amministrative Roma Il fratello del sindaco ucciso: il giorno dell’anniversario della morte a Pollica hanno fatto la sagra del pesce

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 25 maggio 2016

«Arrivo da un’altra dimensione, è una storia lunga. Oggi mi candido con Fassina perché è onesto, quando lo chiami risponde e perché invece gli altri sono inaffidabili». Gli «altri», per Dario Vassallo, sono «gli appartenenti al partito di mio fratello», il Pd. Il fratello è Angelo, «il sindaco pescatore» di Pollica ucciso il 5 settembre 2010. Fino a nessun colpevole. Dario – dermatologo, a Roma da 35 anni – ha scritto un libro, ne è nata una fiction, protagonista Sergio Castellitto.

Perché per lei il Pd non è affidabile?

’Questo’ Pd non lo è. A Pollica il 5 settembre ha permesso di fare la sagra del pesce. Per due anni consecutivi. Ha capito? La sagra del pesce.

È l’anniversario dell’omicidio.

Appunto. La memoria di mio fratello non si coltiva, dà fastidio. Quei territori ormai sono persi.

Persi?

Persi alla collettività. Ci sono alcune brave persone che cercano la verità su Angelo. Ma in questi anni il Pd non ha preso posizioni chiare, né loro né il comune si sono mai costituiti parte civile al processo sulle strade fantasma, quelle pagate e mai realizzate che Angelo aveva denunciato. Poi dalle indagini è saltato fuori che nella provincia di Salerno erano 15. Un furto da milioni di euro, 77 indagati. Ma la cosa peggiore è che certi personaggi, bocciati alle regionali dalla segreteria nazionale Pd nella persona di Lorenzo Guerini, poi sono stati arruolati alla regione Campania. Come il sindaco di Agropoli Franco Alfieri, all’epoca assessore alla provincia a cui Angelo aveva scritto sette volte per chiedere conto di quella storia.

Ce l’ha con questi personaggi o con tutto partito?

Ho conosciuto Pd diversi, in Toscana, in Emilia, ho rispetto per chi ci crede. Ma non posso non denunciare chi non fa nulla anche solo per ricordare Angelo. Se viene ucciso un sindaco viene ucciso lo Stato. Serviva una commissione d’inchiesta. Non l’hanno voluta.

A Roma non voterà il Pd neanche, nel caso, al ballottaggio?

No. E se al ballottaggio Fassina facesse un accordo con il Pd per me non sarebbe un avversario, diventerebbe un nemico.

Dalla morte di suo fratello dal Pd non le è arrivato proprio alcun segnale di vicinanza?

Incontri ci sono stati, ho tutto documentato, sto scrivendo un nuovo libro. Ma dalla segreteria di Bersani non ho avuto nulla. Per quella di Renzi ho incontrato Luca Lotti ma anche lì non c’è stato alcun sèguito. Solo Gianni Pittella (presidente del gruppo dei socialisti e democratici all’europarlamento, ndr) ci è stato vicino. Invece con singoli sindaci del Pd facciamo iniziative importanti. Sindaci lasciati soli che rischiano di fare la fine di Angelo.

Faccia qualche esempio.

Quanti ne vuole. Giuseppe Aieta sindaco di Cetraro, Cosenza, oggi consigliere regionale. Carolina Girasole, di Isola di Capo Rizzuto. Il sindaco di Rosolina, in provincia di Rovigo, in un territorio dove si allevano le vongole e girano interessi miliardari. Elisa Deo sindaco di Galeata, che ha rivoluzionato un territorio. Quello di Peschici, e il vicepresidente della provincia di Foggia. Renato Natale, sindaco di Casal Del Principe. Bastano?

Alcuni sono convintamente del Pd.

Perché credono che il Pd possa cambiare. Noi no. Domenica con la rete degli amministratori della fondazione Vassallo, il Giglio, ci incontriamo a Roma per discutere come «amministrare la legalità» anche senza i partiti.

Guardi che Fassina è sostenuto da almeno un paio di partiti.

Non ci siamo sposati, abbiamo solo deciso di fare un pezzo di strada assieme.

Alcune vicende di cronaca hanno ormai dimostrato che non c’è per forza da fidarsi di chi si definisce «antimafioso». Qual è la sua opinione?

Noi collaboriamo con altre associazioni come la nostra. Però per me l’antimafia si può fare solo mettendo la mano nella propria tasca. Noi non vogliamo sovvenzioni e non partecipiamo a bandi. Venerdì scorso sono stato a Capaci, abbiamo proiettato il film su mio fratello nella casetta da cui Giovanni Brusca azionò il telecomando per far esplodere il tritolo per Falcone, e su cui i ragazzi hanno scritto «No mafia». C’erano 200 persone. Bellissimo. L’aereo è costato 106 euro. E poi la sera sono stato a dormire a casa di uno dei ragazzi.

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