La tempesta Daniel che ha colpito la Grecia, la Bulgaria e la Turchia si è infine abbattuta nel nord-est della Libia, nella regione della Cirenaica, così chiamata dai Romani ma occupata fin dal 631 a.C. da coloni provenienti dall’isola di Thera (odierna Santorini). Se oggi a causare morte e devastazione è una quantità impressionante di acqua, nel VII secolo a.C. fu un periodo di siccità lungo sette anni a spingere gli abitanti dell’isola egea verso le coste dell’Africa. Erodoto, mescolando fatti reali e leggendari, racconta dei ripetuti viaggi degli abitanti di Thera a Delfi per consultare l’oracolo. Secondo lo storico nato ad Alicarnasso nel 480 a.C. e morto nel Golfo di Taranto nel 425 a.C., il dio Apollo – per bocca della Pizia – parlò tre volte, dando ordine al re Grinno di fondare una città in Libia.

INSTALLATISI INIZIALMENTE su di un’isola impervia e senz’acqua, gli uomini guidati dal giovane guerriero Batto ripartirono verso il continente africano trovando ad Aziris un luogo più ospitale. Ma lì la tribù indigena dei Giligami scacciò gli stranieri invitandoli a trasferirsi in un sito ancora più favorevole, dove le piogge erano così abbondanti da «bucare il cielo». Vicino a una fonte il cui nome libico, kura, significa il «luogo degli asfodeli» nacque Cirene. Secoli dopo, quell’indicazione strategica e politica suona un po’ come una tragica profezia. La pioggia ha davvero bucato il cielo e rotto le dighe del fiume che, scendendo dalla montagna, divide in due la città di Derna.
A circa novanta chilometri dal fulcro del violento evento climatico sono ubicate le rovine Cirene (attuale Shahat), incluse dal 1982 nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco (nel 2016 il sito fu classificato tra quelli in pericolo a causa dell’occupazione dell’Isis).

FONTI LOCALI fanno sapere al manifesto che i santuari dedicati ad Apollo e a Demetra hanno subito vasti allagamenti, mentre il tetto del museo si sarebbe scoperchiato per la furia dell’uragano. Danneggiamenti importanti si registrano anche ad Apollonia, l’antico porto di Cirene, i cui resti si stagliano nei pressi della città di Marsa Susa.
Per l’interruzione dei collegamenti stradali, gli archeologi sono al momento impossibilitati a stabilire l’entità dei danni a monumenti e musei. Come in Marocco, paese devastato solo qualche giorno fa dal terremoto, le testimonianze del passato si sgretolano assieme agli uomini che le hanno finora conservate.