Nove accampamenti in altrettante città (Milano, Pavia, Verona, Padova, Venezia, Bologna, Firenze, Modena, Roma) organizzati dall’Unione degli Universitari. Martedì 16 maggio una manifestazione nazionale annunciata dagli studenti di «Cambiare rotta» sotto le regioni considerate corresponsabili del disastro sul diritto allo studio. Ieri questa rete è stata ricevuta per due ore al ministero dell’università. «Al momento abbiamo sentito parole e false promesse. L’incontro ha riaperto l’attenzione ma non ci fermiamo». Oggi a Milano i facchini, gli operai e il pubblico impiego aderente all’Usb manifesterà alla «tendata» organizzata dagli studenti davanti al Comune. I sindacati degli inquilini Unia, Sicet e Uniat manifesteranno con Cgil, Cisl e Uil oggi a Milano, e il 20 a Napoli, per il diritto alla casa.

LA PROTESTA DELLE TENDE resiste. Ha colto il momento, creato una metafora, articolato un discorso multiposizionale. E ha cambiato l’ordine del discorso sulla questione sociale in maniera impensabile fino a pochi giorni fa. Ne ha parlato ieri Papa Francesco agli «stati generali della natalità», e non è una novità.

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TRA GLI STUDENTI cresce la consapevolezza che il caro-affitti non si combatte con i 660 milioni di euro che il governo intende stanziare prendendoli dal «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) per costruire nuove residenze universitarie. «Sono le solite risorse del Pnrr. Erano fondi presenti nel piano fin dalla prima versione del 2020 – spiega Simone Agutoli (Udu) – I fondi andranno esclusivamente a soggetti privati, i quali dovranno garantire soltanto uno sconto del 15% rispetto al canone di mercato». Gli studenti di Link hanno chiesto l’istituzione di un fondo permanente per gli studentati pubblici.

UN’ARGOMENTAZIONE non sembra avere avuto ancora molta presa nel Pd. Sarà forse perché mette il dito nella piaga dell’agenda Draghi. Ma anche nel partito di Elly Schlein continuano ad arrivare manifestazioni di solidarietà con il movimento delle tende. E se ne parla anche nel governo Meloni. Il ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha dato ragione agli studenti. E ne ha approfittato per sostenere la tesi diffusa nella maggioranza: il suo governo avrebbe trovato soldi che in realtà esistono, in maniera virtuale, da tre anni. E che, per essere davvero sbloccati, hanno bisogno di un emendamento al decreto sulla Pubblica Amministrazione, depositato ieri alle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera. Non ci hanno pensato prima quando tagliavano i 330 milioni il fondo di supporto per gli affitti.

«NON CI SARÀ nuova edilizia pubblica – ha precisato Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi-Sinistra) – Non si aiuteranno gli atenei, ma si pagheranno i oprevati. Il governo si appresta a fare gli interessi delle società immobiliari, gli garantisce un mercato sicuro per almeno 9 anni, dopo i 3 garantiti con i quattrini del Pnrr». Giuseppe Conte (Cinque Stelle) ha ricordato che i fondi annunciati dal governo erano già nel Pnrr: «Non c’è nessun intervento nuovo» ha detto. Ma ha sorvolato sul meccanismo neoliberale del Pnrr. L’idea è che l’azione pubblica abilita l’attività delle imprese. Per Conte bisogna dare agevolazioni fiscali ai proprietari che mettono prezzi calmierati per gli affitti agli studenti (agli altri no), investire sugli studentati pubblici e usare il demanio per «housing sociale».

NEL SOLCO DEL PNRR si sta muovendo il ministero dell’università che mapperà gli immobili liberi da destinare a residenze universitarie così da aggiungere nuovi 52.500 posti letti previsti dal Pnrr. Privati, Comuni, Regioni e province avranno due mesi, entro l’11 luglio, per mettere a disposizione hotel, monasteri, appartamenti da convertire, non si sa in quanto tempo. Una commissione valuterà l’idoneità delle strutture. Il tutto dovrebbe procedere secondo lo schema previsto dal Pnrr. Proprio quello che gli studenti contestano e chiedono di cambiare. L’Udu , ha annunciato un contro-Pnrr «in contrapposizione a quello portato avanti ostinatamente dal governo».