La città di Austin, in Texas, sta tentando di proteggere i suoi cittadini dalle accuse che pioverebbero se (o meglio quando) la protezione federale che garantisce il diritto ad interrompere una gravidanza verrà cancellata dalla Corte suprema, che renderà così illegali quasi tutti gli aborti. Questa di Austin è la prima mossa per cercare di aggirare le politiche statali restrittive sull’aborto, da parte di una grande città democratica in uno stato Gop.

A fare avanzare la risoluzione è stato l’assessore Chito Vela, che ha proposto un disegno di legge per far sì che tutte le indagini riguardanti i casi di aborto diventino priorità minori per il dipartimento di polizia, limitando allo stesso tempo sia l’uso dei fondi che l’impiego del personale per indagare, catalogare o denunciare sospetti aborti.

«QUESTA NON È una conversazione accademica, ma qualcosa di molte reale in cui le vite delle persone potrebbero essere distrutte da procedimenti penali – ha dichiarato Vela a Politico – In Texas si viene considerate adulte a 17 anni. Stiamo esaminando la prospettiva di una ragazza di 17 anni che ha una gravidanza indesiderata e se cerca di abortire rischia l’accusa di aver commesso un reato di primo grado. Parliamo di pene fino a 99 anni di carcere. Questo è assolutamente inaccettabile».

Una volta che la Corte Suprema avrà cancellato la sentenza Roe vs Wade che dal 1973 difende il diritto federale all’aborto, ogni stato potrà deciderà le proprie leggi in tema di aborto, e la legge preparata in Texas, che entrerà in vigore 30 giorni dopo la sentenza della Corte suprema, include le sanzioni penali più dure del Paese. La legge è scritta usando appositamente un linguaggio vago in modo da poter essere usata per perseguire non solo i medici che praticano l0aborto, ma anche le donne che mettono fine alla gravidanza con pillole abortive.
È chiara la via che sta prendendo il Texas, anche ora che l’aborto non costituisce ancora un reato penale: il mese scorso una 26enne di Rio Grande City è stata arrestata e accusata di omicidio per essersi autoindotta un’interruzione di gravidanza.

PER LA STESSA RAGIONE in Virginia, Steve Descano, un pubblico ministero, ha deciso di esporsi dichiarando tramite in editoriale pubblicato sul New York Times: «Indipendentemente da ciò che dice la legge della Virginia, non perseguirò una donna per aver abortito». «Ho prestato giuramento come procuratore e ho giurato di proteggere la mia comunità da coloro che infrangono la legge. La vera minaccia, ora mi rendo conto, potrebbe derivare da coloro che le leggi le scrivono».
«Noi pubblici ministeri siamo in una posizione unica per salvaguardare i diritti delle donne che rappresentiamo, in virtù della discrezionalità che il sistema legale ci offre. Ogni giorno decidiamo dove impiegare le nostre limitate risorse, giudicando quali casi sono coerenti con i valori e le priorità delle comunità che rappresentiamo, quali patteggiamenti perseguire e quali crimini meritano la nostra attenzione. Quando si tratta di accusare le persone, siamo gli arbitri della legge».