Commenti

Dalla teoria della riconversione ecologica alla sua pratica sociale

Dalla teoria della riconversione ecologica alla sua pratica socialePannelli all'esterno del cantiere M4 in Via Montevideo angolo Parco Solari nel 2017 – LaPresse - Vince Paolo Gerace

Oltre l'ecobonus Mettere a disposizione dei Comuni i fondi per una campagna di check-up energetici sul territorio nazionale, reclutando e formando team misti per competenze

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 24 ottobre 2020

In tutti gli ambiti interessati alla conversione ecologica è necessario dare la massima importanza alla diffusione di una cultura pratica e operativa che permetta a tutti i cittadini, singolarmente o associati, ma anche alle piccole e medie imprese e ai responsabili di enti di ogni tipo, di accedere alle conoscenze tecniche e scientifiche, alle tecnologie, agli incentivi e alle facilitazioni finanziarie disponibili.

Per cominciare dal campo energetico, l’accesso a queste opportunità è per ora limitato solo chi ne viene a conoscenza, ne sa valutare la convenienza, ha le risorse per sostenerne il costo iniziale o per trasferirlo alle banche, riesce a svicolare tra le molte pratiche burocratiche.

Per lo più il sostegno a una o tutte queste funzioni è fornito dalla ditta fornitrice o installatrice, ciascuna esclusivamente per le opere di sua competenza: pannelli solari, pompe di calore, impianti minieolici, utilizzo di biomassa, cambio degli infissi, cappotto termico, ottimizzazione delle apparecchiature e degli impianti esistenti.

In questo modo gli interventi in campo energetico assumono un andamento assolutamente casuale, mentre andrebbero invece considerati insieme, perché sono interdipendenti.

Per questo occorre che vengano messi a disposizione dei Comuni i fondi necessari a finanziare una campagna di check-up energetici sul territorio nazionale, reclutando, formando e impegnando team misti per competenze, autorizzate a visitare edifici e impianti produttivi al di sotto di una data soglia dimensionale e tenute a redigere un progetto dettagliato di ottimizzazione dei consumi e di conversione degli impianti, anche aggregando utenze e proponendo le relative modalità di gestione.

Il progetto dovrebbe essere corredato da un preventivo dei costi, delle fonti di finanziamento, degli incentivi, dei tempi di rientro dell’investimento (molti interventi, se aggregano un numero sufficiente di utenze, sono finanziabili in modalità Esco, cioè scambiando l’anticipo della spesa da sostenere con una parte dei risparmi che verranno realizzati nel corso degli anni) e dalla indicazione delle ditte che dovranno aver prima sottoscritto una convenzione con il Comune per garantire economicità del prezzo e qualità del lavoro: un grande serbatoio potenziale di nuova occupazione.

Il tempo di costituzione, formazione e collaudo di questi team non dovrebbe superare i sei mesi, la maggioranza dei check-up dovrebbe essere portata a termine entro i successivi due anni e il personale impiegato dovrebbe essere previsto in ragione di almeno un addetto ogni 500 abitanti, per un totale di circa 120.000 assunzioni (più, ovviamente, il personale addetto alla formazione e al coordinamento dei teams, che può essere in gran parte attinto da università e centri di ricerca): una vera e propria leva di giovani laureati e diplomati che avrebbe ampia possibilità in seguito di essere impiegata in attività di direzione dei lavori, aggiornamento e installazione di nuovi impianti, senza tema di essere dimessi a progetto concluso.

Analogamente, lungo la filiera del cibo, per promuovere una cultura materiale che solleciti una conversione dei consumi alimentari, andrebbero finanziati, promossi e messi in campo, nella stessa logica, team multidisciplinari per assistere, da un lato, i centri di consumo collettivo, mense pubbliche e aziendali, ristoranti, negozi alimentari, gruppi di acquisto solidale e associazioni civiche, per mettere a loro disposizione, se richieste, competenze di ordine contabile, informatico, nutrizionale, agronomico ed eventualmente strutture di magazzinaggio.

Dall’altro, per promuovere la conversione dell’agricoltura, va offerto un analogo sostegno tecnico a tutte le imprese agricole interessate o necessitate a riconvertirsi in direzione di una alimentazione più sana (soprattutto se impegnati nell’allevamento intensivo o in coltivazioni e trattamenti che dipendono dall’impiego di supporti e additivi sintetici).

Poiché in questo campo è fondamentale la promozione della multifunzionalità delle imprese (produzione di cibo, di legname, di biogas e altre risorse energetiche, di tutela della biodiversità e degli assetti idrogeologici, di offerta turistica e di educazione alla natura), la composizione dei team di accompagnamento sarà necessariamente più complessa e il periodo del suo impiego più lungo.

E così via, per tutti gli altri settori portanti della conversione ecologica: mobilità, economia circolare, riassetto del territorio.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento