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Dalla guerra dei dazi a Biden, la Cina alla fine si congratula

Dalla guerra dei dazi a Biden, la Cina alla fine si congratula2013, Pechino: l’allora vice presidente americano Joe Biden con il presidente cinese Xi Jinping – Ap

Stati Uniti Pechino riconosce il presidente eletto dopo giorni di attesa. Ai democratici anche l’Arizona. I repubblicani iniziano ad abbandonare Trump ma per oggi sono previste manifestazioni della destra dietro lo slogan "Ferma il furto"

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 14 novembre 2020

Dopo giorni di silenzio la Cina si è congratulata con Joe Biden e Kamala Harris per la vittoria elettorale. «Rispettiamo la scelta del popolo americano – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin durante il suo briefing quotidiano – Ci congratuliamo con il signor Biden e la signora Harris. Il risultato sarà confermato secondo le leggi e le procedure statunitensi».

LE CONGRATULAZIONI di Pechino sono arrivate mentre anche dalle file repubblicane si stanno alzando delle voci che rompono il fronte comune del partito, secondo cui l’esito del voto sarebbe ancora da definire.

UN CERTO NUMERO di senatori del Gop ha chiesto a Trump di iniziare a dare l’accesso ai briefing dell’intelligence al presidente eletto e a rassegnarsi a trattare Biden come il presidente entrante, quale è.

Il senatore dell’Oklahoma James Lankford ha detto che se Biden non dovesse iniziare ad avere accesso ai briefing dell’intelligence, interverrà personalmente con il tycoon. Anche il senatore del South Carolina Lindsey Graham, fedele alleato di The Donald, ha convenuto che è arrivato il momento di cominciare un passaggio di consegne formale.

Sul tema è intervenuto anche un comitato del Dipartimento per la sicurezza interna: le elezioni del 3 novembre «sono state le più sicure nella storia americana» e non ci sono prove di frode elettorale.

Tutti questi elementi di cambio di rotta potrebbero segnalare una rottura nella morsa di Trump sui repubblicani al Congresso che finora hanno appoggiato unanimi la posizione del presidente nel non concedere la vittoria e sostenere accuse di frodi elettorali.

SECONDO FONTI del New York Times Trump starebbe insistendo sul fatto che una manciata di Stati chiave, prima a maggioranza repubblicana, potrebbe dargli i voti necessari di cui ha bisogno per cambiare i conti e fare un secondo mandato.

Non è stata una conversazione dettagliata, o davvero seria, hanno detto le fonti del quotidiano, e non trapelava nemmeno un vero desiderio di rimanere alla Casa bianca. «Sa che è finita», ha detto una delle fonti anonime, ma invece che concedere il tycoon propone uno scenario improbabile dopo l’altro per rimanere in carica, mentre organizza il suo incerto futuro post-presidenziale.

Non pare esserci una grande strategia in gioco, Trump sta semplicemente cercando di sopravvivere passando da un ciclo di notizie all’altro, mentre cerca di capire fino a che punto può spingere la sua causa e garantirsi il continuo sostegno della sua base.

Occupando tutto lo spazio mediatico possibile con la storia della sua uscita dalla Casa bianca, Trump spera di mantenere i milioni di suoi sostenitori energizzati e impegnati per qualsiasi cosa decida di fare da ex presidente.

Come passo successivo sta parlando seriamente di annunciare una sua nuova candidatura nel 2024, consapevole che, indipendentemente dal fatto che lo faccia o meno, l’annuncio congelerebbe il campo già affollato di possibili candidati repubblicani. Più prosaicamente, mantenendo alta l’attenzione anche nella sconfitta, potrebbe garantirsi un lucroso affare scrivendo un libro e compensi stellari per parlare in pubblico.

IL FUTURO DI BIDEN, invece, pare più prevedibile: la Cnn ha decretato la sua vittoria anche in Arizona, con un vantaggio di oltre 11mila voti. L’ultimo candidato presidenziale democratico a vincere lì era stato, nel 1996, Bill Clinton. Con l’Arizona Biden può ora contare su 290 elettori, 20 oltre la soglia dei 270 necessari per vincere le elezioni presidenziali.

Nonostante ciò per oggi sono state organizzate dozzine di manifestazioni in tutto il Paese da un neonato movimento di destra chiamato «Stop the Steal», ferma il furto, convinto della manipolazione delle elezioni contro Trump e il reale volere del popolo.

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