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Dal Wwf a Forza Italia, fronte trasversale contro l’uccisione dei cervi in Abruzzo

Un cervo maschio nel parco nazionale dell’AbruzzoUn cervo maschio nel parco nazionale dell’Abruzzo

Il caso La giunta Marsilio dà il via libera all'abbattimento di 500 esemplari. Scatta la petizione online. «La gestione della fauna è questione complessa, no ai fucili come unica soluzione»

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 20 agosto 2024

Il Wwf ha già avviato una petizione on line, mentre il fronte dei contrari, che è trasversale, si allarga. Con una delibera dell’8 agosto scorso, la Giunta regionale ha autorizzato, in Abruzzo, terra dei parchi e del verde, la caccia ai cervi, approvando “il prelievo selettivo” di circa 500 esemplari, che avverrà in due aree dell’Aquilano. Ma l’iniziativa ha creato disappunto, anche politico. «Da animale iconico e rappresentativo della nostra natura selvaggia, diventa bersaglio, e si abbandona impunemente la visione di una realtà capace di convivenza con la fauna selvatica, e, soprattutto, si tradisce un modello di educazione ambientale e di tutela della biodiversità faticosamente delineato», tuona il Wwf Abruzzo che promette battaglia e chiede un tavolo di confronto, rimarcando che «la gestione della fauna è questione complessa che non può avere i fucili come unica soluzione. Quanto accaduto per altre specie, come il cinghiale che, pur sottoposto a ogni tipo di prelievo venatorio non si riesce a controllare, dovrebbe essere emblematico», conclude. E poi, ci sono paesi, come Villetta Barrea (Aq), ad esempio, «che hanno costruito sulla presenza manifesta dei cervi la propria immagine identitaria e ne hanno fatto un motivo di vanto e di promozione turistica».

Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione, ricostruisce l’iter “storico” che ha portato alla contestata delibera, nata «per clientelismo venatorio». «Già nel periodo 2012-2014, durante la giunta di Gianni Chiodi, – ricorda – dovemmo fare le barricate per impedire all’allora assessore Mauro Febbo di inserire cervi e caprioli tra gli ungulati ai quali si sarebbe potuto sparare. Quello che non riuscì a fare la destra lo fece, a seguire, il centrosinistra: la giunta di Luciano D’Alfonso approvò una modifica al Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati che prevede la possibilità di cacciare cervi e caprioli». Regolamento citato e ripreso ora dalla giunta di Marco Marsilio, secondo la quale raccolti e coltivazioni vengono sempre più distrutti e occorre intervenire. «L’emergenza – evidenzia Acerbo – è un’invenzione. Se davvero ci fosse questa urgenza di limitare i lievi danni alle attività agricole o di evitare gli incidenti stradali perché la Regione dal 2012 non ha programmato un piano di interventi per la prevenzione di questi rischi?» Il danno d’immagine, invece, fa presente, «sarà enorme. Ogni video postato sui social di cervi fa più pubblicità a livello nazionale e internazionale di tutte le campagne di promozione finanziate dalla Regione. Ma con tutti i problemi che ha l’Abruzzo – dalla sanità alla siccità, con reti colabrodo – la giunta Marsilio pensa a sparare ai cervi?».

L’onorevole Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati), presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, dichiara: «Non vorrei che l’Abruzzo, finora modello positivo di gestione della fauna selvatica, cominciasse a seguire il pessimo esempio del Trentino». No secco “alla strage annunciata” anche da Forza Italia, con il coordinatore regionale Nazario Pagano. I 5Stelle parlano di «deliri del centrodestra» e di «mattanza senza senso» e pure il Pd, nonostante il “vizietto” originale, sottolinea che si tratta di una «visione arcaica e predatoria» e di «scelta ideologica, che ci catapulta indietro di un secolo».

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