Politica

«Dal governo un attacco omofobo al regolamento europeo»

desk1 riaperturaManifestazione delle famiglie arcobaleno – Gettyimages

Infamily day La protesta delle famiglie arcobaleno ma anche dei liberali Ue. «Il sindaco ha rispettato la legge»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 giugno 2023

«Stiamo subendo un attacco politico – dice Iryna Shaparava, referente delle Famiglie arcobaleno in Veneto – la Procura di Padova ha sempre avuto in mano gli atti di nascita: come mai tutto quanto accade ora, guarda caso con l’arrivo della nuova sostituta procuratrice Valeria Sanzari?». Le famiglie same sex si sentono sotto tiro, dopo il caso di Padova, dove la procura ha impugnato tutti e 33 gli atti di nascita dei figli delle coppie omogenitoriali trascritti dal 2017 ad oggi dal sindaco Giordani. Il primo di quegli atti, relativo ad una bimba che oggi ha quasi sei anni, figlia di due mamme che hanno anche un altro figlio più piccolo, è stato già annullato, e la procura ha chiesto al Tribunale civile di cancellare il cognome della madre non biologica.

La tragedia nella tragedia sta nel fatto che queste famiglie monoaffettive, sulle quali con ogni evidenza si sta focalizzando la furia omofoba delle destre, sono sole: «Non sarà possibile – puntualizza infatti Shaparava – immaginare una class action che riunisca legalmente tutte le coppie coinvolte perché si tratta di diritto di famiglia. Per l’annullamento di un atto amministrativo, come la registrazione dell’atto di nascita, non può essere fatta una azione legale collettiva, pertanto ogni famiglia dovrà costituirsi singolarmente a giudizio, assistita da un proprio avvocato».

Ieri è intervenuta sul caso anche la segretaria del Pd Elly Schlein segnalando «a livello italiano, europeo e in altri Paesi un tentativo di regressione sul terreno dei diritti». Il Pd, ha assicurato Schlein, «continuerà a battersi per il matrimonio egualitario, per le adozioni, per il riconoscimento delle figlie e dei figli delle coppie omogenitoriali come da regolamento europeo». Non ha parlato di Gpa, la segretaria dem, ma è evidente che si fa fatica a conciliare la difesa dei diritti delle coppie gay e la contrarietà alla fecondazione eterologa o alla gestazione per altri. A destra invece è tutto un fiorire di complimenti per la decisione della procuratrice Sanzari. Il ministro Salvini mette le mani avanti: «Se la magistratura è intervenuta, avrà i suoi motivi. Sostengo – ripete come un disco rotto – che l’amore è bello e libero, ma per quello che mi riguarda i bambini vengono al mondo se ci sono una mamma e un papà».

Intanto però la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno (Pd), ha presentato un’interrogazione alla Commissione Ue per chiedere la verifica dell’intervento della procura patavina. Mentre i liberali del Gruppo Renew Europe definiscono in una nota la decisione della pm «mostruosa, perché equivale semplicemente all’allontanamento amministrativo di un bambino da uno dei suoi genitori per motivi di omosessualità», e ricordano al governo Meloni che la Corte di giustizia europea «ha stabilito che gli Stati membri devono difendere i diritti delle coppie dello stesso sesso e dei loro figli ai sensi del diritto dell’Ue». Attacco all’omofobia nazionale anche dall’europarlamentare Ppe Alessandra Mussolini.

In punta di diritto, spiega l’avvocata Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni che ha recentemente supportato a livello legale alcune coppie di genitori sul tema delle trascrizioni, «è bene ricordare che la legge 40/2004 prevede che i nati da tecniche di procreazione medicalmente assistita, anche vietate in Italia, sono figli legittimi delle coppie che hanno avuto accesso alla fecondazione assistita e non possono essere disconosciuti.

Il ricorso all’estero alle pratiche di procreazione medicalmente assistita, ancorché vietate nell’ordinamento nazionale della coppia, non può in nessun modo escludere, ma anzi deve imporre, l’applicazione di tutte le norme inerenti lo stato giuridico del nato a seguito di tali procedure, nel preminente interesse del minore (sentenza della Cassazione n. 13000/2019). Quindi – continua Gallo – bene ha fatto il sindaco di Padova a registrare correttamente il certificato di nascita con le due mamme, perché se non l’avesse fatto avrebbe violato la legge 40. Inoltre, il decreto del Presidente della Repubblica n. 396/2000 prevede, all’articolo 30, che i genitori debbano rendere la dichiarazione di nascita, senza che però vengano identificati esplicitamente come legittimati a farlo solo un “padre” e una “madre”».

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