Dai giudici doppio schiaffo per Trump su migranti e muro
Il caso Scarcerazione per i bambini «irregolari» e stop alle risorse per la barriera con il Messico
Il caso Scarcerazione per i bambini «irregolari» e stop alle risorse per la barriera con il Messico
Un giudice federale ha ordinato il rilascio dei bambini migranti detenuti con i genitori nelle carceri Usa per l’immigrazione, e ha denunciato la detenzione prolungata delle famiglie durante la pandemia di coronavirus da parte dell’amministrazione Trump.
L’ORDINE DI LIBERARE i bambini entro il 17 luglio è arrivato dopo la presentazione di un caso riguardante una lunga detenzione e dopo che alcuni migranti sono risultati positivi al test per il coronavirus; si applica ai minori che sono detenuti da più di 20 giorni in tre centri di prima accoglienza gestiti dall’Immigration and Customs Enforcement (Ice) due in Texas e uno in Pennsylvania. In queste strutture, secondo la sentenza, vivevano 128 bambini.
Nel suo ordine, il giudice Dolly Gee della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto centrale della California, ha apertamente criticato l’amministrazione Trump per la sua scarsa osservanza delle raccomandazioni dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie per evitare che il virus si diffonda nelle strutture di detenzione dei migranti. L’agenzia aveva raccomandato di osservare le misure di distanziamento sociale, l’uso di mascherine e un intervento medico tempestivo per i soggetti che presentano sintomi virali. «I centri di accoglienza per le famiglia sono in fiamme e non c’è più tempo per le mezze misure», si legge nella sentenza di Gee.
Data la pandemia, ha scritto il giudice, l’Ice, deve lavorare per liberare i bambini insieme ai loro genitori o ai tutori che hanno il consenso dei genitori, e dovrà farlo con «la massima velocità ed entro il termine stabilito».
È LA PRIMA VOLTA che un tribunale fissa una data precisa per liberare i bambini migranti, fino ad ora la scadenza era un generico «il prima possibile».
I giudici della nona Corte d’appello della California hanno deliberato anche un’altra brutta notizia per Trump, stabilendo che la Casa Bianca non poteva, come ha invece fatto, deviare i fondi della difesa per assegnarli alla costruzione del muro con il Messico, in quanto una mossa di questo tipo la può compiere solo il Congresso. Si tratta di 2,5 miliardi di dollari che Trump ha dirottato dal bilancio della difesa e dell’esercito verso quella che è l’opera simbolo della sua campagna elettorale del 2016, aggirando il Congresso che, secondo la Costituzione, ha il potere esclusivo riguardo l’utilizzo delle risorse destinate e poi sottratte ad altri obiettivi.
«Il ramo esecutivo – ha scritto il giudice Sidney Thomas – mancava dell’autorità costituzionale indipendente per autorizzare il trasferimento di fondi».
IL PROCURATORE GENERALE della California Xavier Becerra, che aveva intentato la causa per fermare la costruzione del muro, ha elogiato la sentenza della corte del suo Stato. «I cittadini – ha dichiarato Becerra in una nota – meritano di sapere che i loro soldi vanno dove intendeva il Congresso, a beneficio loro e delle loro comunità. Applaudiamo il tribunale per aver preso provvedimenti, per aver fermato immediatamente l’utilizzo illegale di denaro da parte di Trump».
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