«Cucchi denutrito, ma non avrebbe potuto salvarsi»
I giudici «Come sorella di Stefano e come cittadina sono indignata e amareggiata per un processo che normale non è. Mi rivolgo al presidente dell’Anm e al Csm per sapere se considerano […]
I giudici «Come sorella di Stefano e come cittadina sono indignata e amareggiata per un processo che normale non è. Mi rivolgo al presidente dell’Anm e al Csm per sapere se considerano […]
«Come sorella di Stefano e come cittadina sono indignata e amareggiata per un processo che normale non è. Mi rivolgo al presidente dell’Anm e al Csm per sapere se considerano fisiologico l’andamento processuale sulla morte di Stefano. E se tutto questo sarebbe ugualmente accaduto se non gli fosse stata tolta la vita quando era nelle mani dello Stato».
E’a dir poco amareggiata Ilaria Cucchi. Tre giorni fa l’ennesima perizia, disposta questa volta dal gip nel processo che vede imputati a Roma cinque carabinieri, aveva stabilito che a causare la morte del geometra romano deceduto nel 2009 sei giorni dopo essere stato arrestato per droga, sarebbe stata «un’improvvisa e inaspettata epilessia».
Ieri sono state invece rese note le motivazioni della sentenza dell’appello bis che il 18 luglio scorso ha assolto cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini dall’accusa di concorso in omicidio colposo. E quella che dovrebbe essere una spiegazione rischia invece di rappresentare l’ennesima giravolta nell’accertamento della verità.
Per i giudici, infatti, il decesso del geometra romano sarebbe dovuto a malnutrizione e i sanitari che lo avevano in cura (oltre al primario Aldo Fierro i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo) «hanno colpevolmente omesso di diagnosticare la sindrome di inanizione da cui il paziente era affetto» ma «appare logicamente poco probabile che (Cucchi, ndr) si sarebbe salvato».
Ma c’è di più. Per i giudici d’appello in realtà la malnutrizione di Cucchi era «a rischio» già un mese circa prima della sua morte, ««sicché non vi è un’elevata probabilità logica che eventuali presidi terapeutici posti in essere in tale data, avrebbero potuto salvare la vita del paziente o ridurre la lesività della malattia», e non è dimostrato che se i medici avessero fatto tutto quanto necessario «avrebbero potuto salvargli la vita».
«Siamo a una situazione paradossale», è il commento dell’avvocato Stefano Maccioni, legale della mamma di Stefano. «A pochi giorni di distanza abbiamo una sentenza che afferma che Cucchi è morto per inanizione, una perizia che invece sostiene che la causa della morte è l’epilessia oppure la vescica neurologica. Quello che è certo è che quello che è avvenuto è legato alle lesioni subite da Stefano».
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