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Csm, la Lega torna indietro: «Il sorteggio? Così non lo vogliamo»

Csm, la Lega torna indietro: «Il sorteggio? Così non lo vogliamo»La ministra della giustizia Marta Cartabia – LaPresse

Giustizia Dopo averla bloccata per settimane in commissione, il partito di Salvini chiede di recuperare la prima proposta della ministra Cartabia sul sistema elettorale per il Consiglio superiore. Ha capito che la sua vittoria ottenuta al tavolo delle trattative era in realtà un autogol: avrebbe favorito le correnti dei magistrati

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 21 aprile 2022

Nel tormentato percorso della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario arriva il momento dell’inversione a U. Si torna indietro, proprio sul punto che più aveva infiammato le discussioni e attardato le mediazioni nella maggioranza: il sistema elettorale per la componente togata del Consiglio superiore. Alla fine l’aveva spuntata la Lega, che insisteva per il sorteggio dei candidati per sterminare le correnti, ma che di fronte alla inamovibile contrarietà della ministra («è incostituzionale») si era accontentata del sorteggio delle circoscrizioni. Sistema in vigore negli anni Novanta fino a che nel 2002 un governo di centrodestra (e un ministro guarda un po’ leghista) non avevano deciso di cambiarlo perché, dicevano allora, troppo favorevole alle correnti.

La Lega ieri se n’è accorta con una settima (e venti anni) di ritardo, avendo compreso che lasciare che sia la sorte a comporre le circoscrizioni accorpando i distretti di Corte d’Appello più piccoli ai quattro più grandi (Roma, Napoli, Milano e Palermo) ha come effetto aumentare e non diminuire il potere delle correnti più forti nel sostenere i candidati più noti. La vittoria ottenuta al tavolo delle trattative dalla responsabile giustizia (e avvocata) di Salvini, Giulia Bongiorno, in altre parole, da punto irrinunciabile che era la settimana scorsa, è diventato così in pochi giorni un autogol da evitare in extremis. Anche perché vincolava politicamente i leghisti a questa riforma, assai più di quanto loro vogliano sentirsi vincolati.

Ecco allora il dietrofront, ieri, approfittando di una pausa imprevista nei lavori della camera dovuta al ritardo con cui sono passate le informazioni tra i ministeri della giustizia e dell’economia: il testo è rimasto fermo in commissione bilancio per le osservazioni della ragioneria generale. Alla ministra (immaginiamo ben contenta) è stato fatto sapere riservatamente e privatamente dai salviniani che molto volentieri avrebbero rinunciato al loro scalpo (il sorteggio). La notizia è presto diventata un emendamento al testo della commissione, lo presenteranno i relatori Verini (Pd) e Saitta (M5S). Riporta in vita proprio il sistema elettorale proposto da Cartabia a febbraio e respinto per un mese e mezzo dai tifosi del sorteggio – non solo la Lega ma anche Forza Italia e Italia viva.

L’emendamento è identico al vecchio articolo 23 del governo (31 della commissione), i collegi li farà il ministero assicurando quella «continuità territoriale tra i distretti» che il sorteggio non avrebbe potuto garantire. L’unica differenza è che via Arenula dovrà prima acquisire il parere del Csm (uscente) sullo schema di decreto. Non è una novità irrilevante perché Cartabia conta su uno sprint nei giorni successivi alla promulgazione della legge (che deve ancora andare al senato, ma ci sarà la fiducia) per riuscire a rispettare la scadenza elettorale di luglio.
Realizzato il dietrofront, anche l’Associazione magistrati – che contesta la riforma al punto da immaginare lo sciopero – si è detta soddisfatta (sul punto) e la senatrice Bongiorno si è sentita più libera di ripetere che «la riforma non risolve i gravissimi problemi del Csm» e che «per voltare pagina servono i referendum». Ma intanto oggi pomeriggio entro le 18:00 l’esame degli emendamenti e degli ordini del giorno dovrebbe concludersi, lasciando così solo il voto finale a martedì prossimo.

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