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Crotone, l’esecutivo asseconda Eni sulle bonifiche

Crotone, l'area Sin da bonificareCrotone, l'area Sin da bonificare

Ambiente Il ministero allenta il vincolo, i rifiuti resteranno in loco. Il governatore Occhiuto furioso: «Ricorro al Tar». Gava (Lega): «Incomprensibile che la regione impugni il decreto»

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 20 agosto 2024

Un guazzabuglio pirandelliano. Una beffa per la popolazione di Crotone che da trent’anni aspetta invano la bonifica delle zone contaminate. E una patata che scotta per la compagine governativa con uno scontro istituzionale all’interno della stessa destra. Il ministero dell’Ambiente ha approvato, a ridosso di ferragosto, il progetto di stralcio del Piano operativo di bonifica (Pob) per una parte delle aree. Un mese di tempo per modificare il decreto che vieta di lasciare gli scarti in regione. Anche l’Eni avrà 30 giorni per cercare un impianto all’estero.

Ma il dato saliente è uno solo: il vincolo stabilito nel 2019, secondo cui le tonnellate di rifiuti della bonifica delle due discariche fronte mare vanno portate fuori Calabria, non vale più. I veleni di Crotone possono restare a Crotone, hanno deciso a Roma. Smaltire il carico tossico di Crotone non può che farsi a Crotone. Non più con la romantica vista Ionio ma altrove. Il dicastero di Pichetto Fratin (Fi) ha dato alla regione Calabria un mese di tempo per avviare la modifica del Paur (Procedimento autorizzativo unico regionale) e altrettanto a Eni per iniziare un nuovo scouting per la ricerca di discariche all’estero. Gli esiti della ricerca, «con le evidenze oggettive (mail, offerte, contratti, autorizzazioni), devono essere prodotte entro i successivi 120 giorni».

Al contempo, saranno eseguite «ulteriori verifiche sul territorio nazionale dalle Componenti Specializzate dell’Arma dei Carabinieri», come annunciato dal commissario straordinario delegato alla bonifica del Sin di Crotone, Emilio Errigo. Un ultimo tentativo. Se dovesse fallire, i rifiuti potranno essere smaltiti in loco. Un provvedimento schizofrenico. Da un lato traccia una linea sulla non ulteriore differibilità della bonifica. Dall’altro statuisce che gli scarti possono continuare a essere allocati in zona.

Il ministero approva dunque gli interventi proposti da Eni per il risanamento ambientale della discarica fronte mare ex Pertusola-Armeria e dei siti interni degli ex stabilimenti Pertusola Nord ed ex Agricoltura dove si trovano ammassati rifiuti pericolosi e non pericolosi. Restano invece separate dall’avvio del Pob 2 sia la discarica fronte mare che l’area della ex Fosfotec. Eni dovrà versare alla regione una fideiussione pari al 50% del costo degli interventi che ammontano a 160 milioni. Il colosso energetico avrebbe già scelto per questo primo stralcio la discarica crotonese dei fratelli Vrenna, tra i gruppi egemoni al sud nel settore rifiuti.

Il decreto ha creato un cortocircuito istituzionale. Dopo il comune pitagorico (coalizione civica appoggiata da Forza Italia) anche la regione (di centrodestra) ricorrerà al Tar. «È un atto di rispetto nei confronti della comunità crotonese e dell’intero territorio calabrese», ha spiegato il presidente azzurro Roberto Occhiuto. A cui ha risposto a stretto giro la sottosegretaria all’Ambiente, la leghista Vania Gava: «Trovo incomprensibile l’impugnazione della regione che in questi mesi ha concorso attivamente alle stesura del decreto». In sostanza, il governo si è schierato con Eni scaricando il governatore della sua parte politica.

Tra Lega e FI è guerra aperta in Calabria. Il casus belli è la legge Calderoli sull’autonomia differenziata, osteggiata da Occhiuto. Il presidente azzurro ha di fatto prosciugato il gruppo leghista in consiglio regionale: si è liquefatto e lentamente sta convergendo verso le sponde azzurre. Come prevedibile, gli ambientalisti sono sul piede di guerra e chiedono a Occhiuto di essere conseguente con i proclami. «Chieda la revoca del decreto in quanto incostituzionale. Una eventuale modifica del Paur è di competenza dell’organo che ha adottato il provvedimento, quindi esclusivamente della regione. Gli organi dello stato non hanno alcun potere impositivo in un atto di esclusiva competenza della regione».

Ma l’obiettivo dei comitati è la denuncia per omessa bonifica: «La presenteremo contro ignoti. Vogliamo sapere se c’è un nesso causale tra i tanti casi di tumore accertati in città e l’inazione di azienda ed enti. Crotone merita rispetto ed esige verità. Se nessun ente ha messo sinora Eni difronte alle proprie responsabilità lo faremo noi chiedendo all’autorità giudiziaria di accertarle», dicono gli attivisti del circolo Gli spalatori di nuvole.

Alla mutazione «ecologista» di Occhiuto crede il consigliere regionale di opposizione Ferdinando Laghi, da sempre a tutela dell’ambiente: «Sono posizioni inconciliabili, quelle del governo centrale e del presidente Occhiuto. Con il recente provvedimento legislativo, Occhiuto ha ulteriormente ridotto il quantitativo di rifiuti che possono essere portati in discarica, estendendo il preesistente divieto anche ai territori circostanti i confini comunali». Continua così il cupio dissolvi di Crotone. Una città umiliata da una deindustrializzazione che ha lasciato in eredità scorie e veleni. Tra strade interpoderali costruite con scarti di rifiuti tossici e interi quartieri che affondano le loro fondamenta in terreni inquinati. Situazioni che hanno fatto di Crotone la città con il più alto indice di malattie tumorali in Italia. Con un danno ambientale stimato in 2.720 milioni.

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