Nei giorni scorsi sono circolate le immagini di un tornante collinare a quindici chilometri da Cesena che all’improvviso inghiottiva se stesso, facendo sparire i frantumi di manto stradale e gli alberi sradicati in una pacifica gobba di terreno. La velocità della scena poteva causare nell’osservatore una stranissima commistione di finimondo e innocenza, perché alla truculenta apertura della voragine bastavano davvero pochi secondi per ricomporsi in un paesaggio sonnolento e direi quasi appagato. Il tutto, s’intende, accadeva sullo schermo dello stesso smartphone che mi ha già permesso di sopravvivere a un certo numero di apocalissi termonucleari, invasioni aliene, attentati terroristici e...