Pasolini e le sue canzoni: «Storie a tutti gli effetti con personaggi veri, ironici, coraggiosi, ribelli, forti e, soprattutto, pieni di vita. Esattamente come quelli dei suoi romanzi». Così Roberto Andò, direttore del Teatro stabile di Napoli, descrive Cado sempre dalle nuvole – Cantare Pasolini, in scena al Mecadante fino al 29 gennaio.

Un progetto di Mauro Gioia che condive il palco con Claudia Gerini (accompagnati da musicisti diretti da Giuseppe Burgarella), drammaturgia di Igor Esposito, regia e spazio scenico di Francesco Saponaro.

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«NELLE SUE CANZONI – ha sottolineato Gioia – soffia il vento della protesta, perché il mondo è ancora preda braccata dalla furia consumistica e la fatica di vivere resta la stessa. Nei versi che le accompagnano Pasolini seppe immaginare i mali che affliggono la nostra società. I compositori che si prestarono a metterle in musica erano parte di una comunità di artisti e intellettuali molto attenta ai contenuti e che mai avrebbe preferito la forma del semplice consumo melodico. Si chiamavano Giovanni Fusco, Sergio Endrigo, Domenico Modugno che in quel capolavoro per immagini che è Che cosa sono le nuvole? canta di due patetiche marionette agonizzanti, finite in una discarica a guardare il cielo, “straziante, meravigliosa bellezza del creato”».

«Ho costruito la drammaturgia attingendo a materiali vari, anche a interviste»

Gerini: «Mi sono lanciata in queste canzoni che sono piccoli cortometraggi: raccontarli, cantarli è un grande viaggio che ti riempie».

C’è anche la Napoli di Pasolini, quella della resistenza all’omologazione culturale: «Ho costruito la drammaturgia attingendo a materiali vari, anche a interviste» ha spiegato Esposito.

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Gerini darà voce anche a quella con il giornalista Antonio Ghirelli in cui disse «Napoli è una tribù che ha deciso di non arrendersi alla cosiddetta modernità e questo suo rifiuto è sacrosanto». Ma, ha ricordato Esposito, «poi ha cambiato idea. Come spiegò nell’Abiura alla trilogia della vita del 1975. I corpi arcaici erano già stati contaminati».