Il compito assegnato al candidato alla presidenza del Lazio di Pd e Terzo polo Alessio D’Amato, quello di allargare l’alleanza alle sinistre e al M5S, appare ogni giorno più impervio. Le forze rossoverdi che mercoledì hanno congelato di fatto la candidatura dell’assessore alla sanità assicurano di non avere alcuna pregiudiziale personale contro la sua figura. Ma, questo è il punto decisivo, chiedono che si riparta dai programmi e rivendicano la necessità di non giocare a perdere: dunque, c’è bisogno di riagganciare il M5S.

A questo stanno lavorando diverse forze del centrosinistra, che stanno costruendo una proposta da sottoporre a Giuseppe Conte. Il crinale è stretto anche perché le elezioni regionali del Lazio cominciano ad assumere un significato che va andare oltre la sfera locale. La rottura dei giorni scorsi rende anche il senso di un partito che non può più considerarsi il dominus dell’alleanza.

«È positivo che il tavolo del centrosinistra sia sospeso e che ripartano le discussioni, ma prima viene il programma», riflette Paolo Cento, che è uno dei promotori del Coordinamento 2050, nato per agganciare il Movimento 5 Stelle alla sinistra. «La sospensione dovrebbe essere finalizzata a verificare, innanzitutto, la convergenza programmatica e soltanto poi a discutere sulla migliore candidata o candidato», rivendicano assieme a lui Stefano Fassina, Loredana De Petris, Alfonso Pecoraro Scanio, Claudio Grassi, Eugenio Mazzarella e Giuseppe Libutti.

Il punto più ostico, attorno al quale si è incrinata la maggioranza Draghi e in nome del quale il Pd ha scelto Calenda e Renzi nel Lazio, è ancora quello dell’inceneritore. «Sarebbe utile che il sindaco di Roma, autorevole dirigente del Pd, aprisse ad una ulteriore valutazione delle migliori tecniche per chiudere il ciclo dei rifiuti– dicono promotori di Coordinamento 2050 – Soltanto così si può verificare l’effettiva volontà politica di ciascun protagonista dell’alleanza progressista».

Pure Daniele Ognibene, capogruppo di LeU in consiglio regionale, dice che non ci sono tabù: «Non credo che i punti che ha posto Conte siano il codice di Hammurabi, tanto più se molti di quei punti sono stati pienamente affrontati in cinque anni di governo della regione prima e dopo l’ingresso dei 5 Stelle in maggioranza». I radicali in +Europa, l’altro giorno, hanno proposto che si tenga un referendum sul termovalorizzatore.

Il segretario regionale della Cgil Natale Di Cola ha ribadito la la sua contrarietà al progetto e anche nella base romana del Pd si vedono le prime crepe: ieri si è dimesso Alessandro Lepidini l’assessore all’ambiente del Pd nel municipio IX, proprio in polemica con la scelta di puntare tutto sull’incenerimento. Il tempo stringe, pesano le vicende nazionali e il pregresso recente. Ma a tutti è evidente che i nodi che il Pd avrebbe voluto evitare con la candidatura D’Amato sono venuti al pettine.