Coppie gay e reversibilità, il caso alle Sezioni unite

Con un ‘ordinanza depositata ieri la Cassazione chiama in causa le Sezioni Unite per chiedere un pronucniamento sul diritto alla pensione di reversibilità di un figlio minore nato da coppia gay, il cui genitore di intenzione è deceduto.
Il caso è quello di un bambino nato negli Stati uniti nel 2010 con la fecondazione assistit e registrato in Italia inizialmente come figlio del solo genitore biologico. Nel 2017 poi, è stata trascritta in Italia la sentenza statunitense che accertava la paternità anche del genitore di intenzione, morto nel 2015. Da quel momento il genitore sopravvissuto sta affrontando una battaglia legale per provare ad affermare il diritto alla pensione indiretta per lui e suo figlio. In primo grado ha visto respingere la doppia richiesta perché la convivenza c’era stata prima della legge sulle unioni civili (Cirinnà 76/2016). Niente da fare anche per la pensione indiretta al minore, perché la maternità surrogata è vietata in Italia. Di opposto avviso invece la decisione della Corte d’Appello, che ha riconosciuto in favore dei componenti della coppia omosessuale «il diritto a un trattamento omogeneo a quello assicurato alla coppia coniugata», costringendo l’Inps al pagare gli arretrati con relativi interessi e, di fatto, al ricorso in Cassazione.
Ieri la decisione della Corte Suprema di chiamare in causa le Sezioni Unite per valutare la valenza discriminatoria del no pronunciato dalla pubblica amministrazione. Le questioni sul tavolo sono tali da riproporsi in moltissimi casi, riguardano l’interpretazione delle norme vigenti rispetto a temi di «capitale importanza», si legge nell’ordinanza. «Un oggetto del contendere legato a molti interessi presidiati dalla Carta costituzionale e dalle fonti internazionali che riguarda un aspetto non ancora vagliato dalla giurisprudenza di legittimità».