Internazionale

Cop 24, aria pesante in Polonia

Cop 24, aria pesante in PoloniaIl premier polacco Duda parla all'apertura della conferenza Cop 24 a Katowice – Afp

Katowice I governi di tutto il mondo al capezzale del Pianeta, al via la conferenza sul clima. Gelo del premier polacco Duda: «Non rinunciamo alle nostre centrali a carbone»

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 4 dicembre 2018

La Polonia non ha intenzione di rinunciare al carbone come fonte energetica. Inizia con questo messaggio dal leader polacco Andrzej Duda, reso durante la conferenza stampa di apertura, la 24° Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Ospitato dalla Polonia, terra del carbone, il meeting governativo dedicato a trovare la quadra per la sempre più urgente implementazione dell’Accordo di Parigi non parte sotto i migliori auspici.

Sono circa 30.000 i delegati in arrivo nella città industriale di Katowice, vicino Cracovia, che sarà per due settimane il centro del dibattito su rischi e soluzioni alla più grande emergenza planetaria in corso.

A tre anni dalla sigla dell’Accordo di Parigi, avvenuta sotto i riflettori dei media di tutto il mondo e accompagnata da dichiarazioni trionfalistiche di premier e decisori politici, il percorso verso la piena implementazione rimane in salita, con ostacoli crescenti e ancora molta strada da percorrere. Durante la sessione inaugurale, partita con notevole ritardo rispetto all’agenda dei lavori, il nuovo presidente del Brasile Jair Bolzonaro ha rifiutato la proposta di presiedere ed ospitare la Cop25, che nel 2019 è previsto sia celebrata in America Latina. La decisione segna una netta svolta nella linea politica del paese rispetto agli impegni assunti con l’Accordo di Parigi. Come fu con l’elezione di Trump durante la Cop22 di Marrakech, anche le posizioni negazioniste di Bolzonaro rendono la via del dialogo ancor più ripida. In Polonia la priorità rest, ancora una volta, discutere e definire tra le parti le regole necessarie a tradurre in misure pratiche quanto deciso a Parigi, definendo obiettivi nazionali di riduzione in linea con i target raccomandati dalla comunità scientifica. Un’urgenza resa ancor più pressante dall’allarme lanciato a ottobre dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Secondo l’ultimo report del Panel di esperti delle Nazioni Unite abbiamo infatti davanti a noi solo 12 anni per dimezzare le emissioni globale, che vanno azzerate entro metà secolo.

In caso contrario, non avremo alcuna possibilità di mantenere l’aumento medio delle temperature entro +1,5°. Dello stesso segno il dato diffuso nei giorni scorsi dall’Organizzazione Metereologica Mondiale, la Wmo: la concentrazione media di Co2 in atmosfera ha raggiunto il record assoluto di 405,5 ppm nel corso del 2017 con un l’aumento del 146% rispetto ai livelli pre-industriali, segnando, secondo l’ente «l’inizio di una nuova era climatica». «Mai così grave la minaccia posta dai cambiamenti climatici» ha tuonato in apertura Patricia Espinosa, Segretario esecutivo dell’Unfccc. Quello che manca, e che la sessione di apertura ha messo in evidenza, è una leadership internazionale capace di spingere le parti in gioco verso un impegno congiunto e sufficiente. Eppure le cronache degli ultimi mesi, in Italia come in altri paesi, lungo un anno di catastrofi climatiche, hanno mostrato che gli impatti del climate change non sono lungi da venire. Sempre più frequenti e incontrollabili a tutte le latitudini del globo, gli effetti del riscaldamento globale sono drammatici per le vite di milioni di persone.

Mentre i governi si riuniscono, cittadini, associazioni ed organizzazioni sociali si attivano e alzano la voce. Diverse manifestazioni popolari hanno affollato in queste settimane le strade di Londra, Berlino, Parigi, Bruxelles e di molte altre città di tutto il mondo, per fare pressione sui governi in arrivo in Polonia affinché il cambio di passo sia netto e decisivo e non venga rimandato, come sempre avviene, conferenza dopo conferenza, alla discussione successiva. In Polonia il movimento contro il carbone ha dato il via ad un tam tam di azioni di protesta: un gruppo di attivisti di Greenpeace si è arrampicato la scorsa settimana sulla centrale a carbone di Belchatow la più grande d’Europa, per denunciare le politiche energetiche fossili del governo. La giornata individuata a livello globale per le manifestazioni di piazza parallele alla Cop è sabato 8 dicembre. L’agenda degli appuntamenti è fitta e diffusa nei cinque continenti. A Katowice, ben bardati per il freddo, la March for Climate attraversera le strade della città a partire dalle 12 per gridare ai delegati riuniti che «il tempo è adesso».

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