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«Contro i poveri e amici di Putin»: offensiva Pd per fermare le destre

«Contro i poveri e amici di Putin»: offensiva Pd per fermare le destreGiorgia Meloni e, in primo piano, Enrico Letta – Ansa

Destra asociale Orlando e Provenzano: «Dalla leader di Fdi una crociata contro RdC e salario minimo». Letta: rischio ingerenze russe

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 19 agosto 2022

Se Letta punte le sue fiches agitando il fantasma di Putin contro le destre (dopo che l’ex presidente Medvedev ha invitato gli europei a «punire nelle urne la stupidità dei loro governi»), la sinistra Pd si concentra sulla campagna di Giorgia Meloni contro le misure anti-povertà. Dopo aver affossato il reddito di cittadinanza, definito un «fallimento totale» e «una misura culturalmente sbagliata», ieri la leader di Fdi se l’è presa anche con il salario minimo, definito uno «specchietto per le allodole». «Servono incentivi alle imprese per assumere, dieci anni di governi di sinistra hanno reso la vita impossibile agli imprenditori, trattati come delinquenti o evasori. Per noi lo Stato non deve disturbare chi vuole fare impresa».

UNA SVOLTA NETTA RISPETTO alla destra che negli ultimi anni si è radicata nelle periferie illudendo di voler dar voce agli esclusi. Andrea Orlando la attacca: «Che vuol dire specchietto per le allodole? Per un lavoratore che percepisce 5/6 euro l’ora una norma che fissi un minimo salariale accettabile significa cambiare le proprie condizioni di vita. È Dignità». Così anche il vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano: «Continua la crociata di Meloni contro i poveri e il RdC che va migliorato, non abolito in mezzo alla crisi sociale. Dice che con lei al governo aumentano gli occupati: quando ci andò, con Berlusconi, tra il 2008 e il 2010 ricordiamo almeno un milione di disoccupati in più».

LETTA SI CONCENTRA sulle insidie internazionali dopo le accuse di Medvedev . «C’è già un chiarissimo rischio di ingerenze. La Russia ha deposto la scheda nell’urna: vuole cambiare il corso della politica estera Italiana, che con Draghi è stata molto netta. Noi dobbiamo riconfermare questa scelta ed è chiaro che il voto del 25 settembre sarà anche su questo», dice al Tg1. A Salvini il leader Pd chiede di disdire l’accordo firmato nel 2017 con il partito di Putin: «Se non lo fanno, è gravissimo per la sovranità del nostro Paese». Salvini alza le spalle: «Non mi interessano gli insulti del Pd. Voteranno gli italiani e non russi, cinesi ed eschimesi. All’estero possono dire quello che vogliono». Letta punge anche Meloni: «Se vincesse le elezioni, le persone più felici a livello mondiale sarebbero Putin, Trump e in Europa Orban. Quindi c’è il rischio di un grande cambiamento della presenza dell’Italia a livello mondiale. Ma è anche un grande rischio per il Paese in termini economici e sociali, per l’unità e la coesione».

IL SEGRETARIO DEM ha scelto di correre come capolista nel proporzionale in Lombardia e a Vicenza, cuore del nordest leghista. «Mi candido in Veneto perché penso che la nostra campagna elettorale non debba essere in difesa, ma in attacco. Ho deciso di fare un’incursione laddove la partita è più difficile e dove i risultati del Pd sono oggettivamente più bassi», ha detto al Giornale di Vicenza. «I veneti si ricorderanno di chi ha tradito Draghi, a maggior ragione ora che l’alternativa al governo è Meloni. Credo che gli imprenditori, ma anche gli insegnanti e i commercianti veneti preferissero Draghi».

SUL FRONTE DELLE LISTE Letta incassa il sì alla corsa del sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola, che ha riflettuto alcuni giorni sul ritiro dopo essere stato messo solo terzo nel listino della Campania (posizione molto a rischio). «Per cultura politica e personale sono sempre convinto che il noi venga prima dell’io. La mia è una candidatura di servizio», spiega Amendola. È andata peggio ad Alessia Morani, che aveva declinato con sdegno il collegio uninominale nella sua Pesaro, salvo poi ripensarci. Ma a quel punto la postazione era stata già affidata a Giordano Masini, di + Europa. Per lei resta solo la terza posizione nel proporzionale Marche, con la quasi certezza di non essere eletta. Stessa sorte che era capitata a Prato all’uscente Caterina Bini: dopo il primo diniego, il Nazareno l’ha sostituita con Tommaso Nannicini.

A SINISTRA TORNA IN CAMPO con Si e Verdi anche Pippo Civati, che sarà capolista al Senato a Bologna. Con lui, in quota Possibile, anche Beatrice Brignone, anche lei candidata in Emilia. Nicola Fratoianni sarà capolista in tutti i listini della toscana per la Camera, mentre Ilaria Cucchi guiderà le liste rossoverdi a Milano, Roma, Napoli e in Puglia. Anche Aboubakar Soumahoro guiderà le liste (Camera) in più città: Milano, Bologna , Venezia e Bari.

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