Nella battaglia europea al modello low cost lanciato da Ryanair e oramai inevitabilmente e chiaramente in crisi, solo il contratto firmato con la Fit Cisl e Anpav dà fiato alla compagnia diretta da Micheal O’Leary. Che non a caso in questi giorni sta ospitando numerosi giornalisti italiani in un viaggio a Dublino.

Mentre in Spagna continua lo sciopero che costringe Ryanair a cancellazioni e ritardi e Filt Cgil e Uilt rilanciano lo sciopero di sabato 1° ottobre allargato a quasi tutte le compagnie low cost, la sola Fit Cisl festeggia per la firma (apposta nonostante la diffida a proseguire inviata da Cgil e Uil per il mancato rispetto dei patti confederali sulla rappresentanza) di un accordo sugli assistenti di volo – assolutamente segreto – che prevede, sì, leggerissimi aumenti (circa 50 euro ma solo dal 2023) rispetto al contratto precedente (Contigency agreement con i tagli causa pandemia allungati fino a fine anno), ma equivale ancora ad un salario inferiore del 30% al contratto nazionale sottoscritto unitariamente per tutte le altre compagnie. Non a caso Ryanair stessa ha parlato di aver « accolto positivamente l’esito della votazione sul ripristino delle retribuzioni post-Covid per gli equipaggi di cabina italiani di Ryanair».

Un contratto che si applicherà a circa 2 mila lavoratori – metà di Air Malta e metà di Crewlink perché in Italia ormai non ci sono più dipendenti diretti Ryanair – che è stato approvato dai soli iscritti ai sindacati firmatari, il cui numero non è mai stato reso pubblico né da Fit Cisl nè dall’azienda ma è stimato in 50 unità dagli altri sindacati.

Che ieri hanno reso noto i risultati del loro «contro referendum democratico».

«L’89,8% degli assistenti di volo del gruppo Ryanair boccia l’accordo per il rinnovo del contratto di lavoro», dichiarano unitariamente Filt Cgil, Uiltrasporti e Ugl, aggiungendo che «il referendum è stato condotto in forma democratica, aperto a tutti i dipendenti a prescindere dalla sigla sindacale di adesione, a differenza di sondaggi parziali condotti da altre sigle unicamente tra i propri iscritti». «Un risultato schiacciante – proseguono – certificato dai numeri. Hanno votato infatti 763 assistenti di volo, mentre non si ha alcun dato numerico oggettivo in merito al sondaggio interno, rivolto solo ai propri iscritti, condotto dalle sigle sindacali firmatarie dell’accordo. Una bocciatura netta di un rinnovo che – afferma la nota – non risponde minimamente alle richieste ed alle rivendicazioni dei lavoratori e che nel complesso si attesta molto al di sotto dei minimi previsti dal contratto nazionale del trasporto aereo che, come previsto dall’articolo 203 del decreto Rilancio, dovrebbero essere applicati a tutte le compagnie aeree che operano nel nostro paese». «Ora, alla luce della volontà manifestata dalla reale maggioranza dei dipendenti, deve necessariamente essere avviata – chiedono infine Filt Cgil, Uiltrasporti e Ugl – una reale trattativa tra tutte le organizzazioni sindacali realmente rappresentative del personale navigante del gruppo Ryanair. In caso contrario la mobilitazione proseguirà, a partire dallo sciopero di piloti e assistenti di volo proclamato per il primo ottobre».

Intanto proprio questo sciopero continua ad allargarsi. Oltre a Ryanair, l’inglese Easyjet e la spagnola Volotea, la quarta astensione dal lavoroda giugno, riguarderà anche l’altra low cost spagnola Vueling. Ieri è infatti fallita la conciliazione al ministero: i sindacati contestano il mancato rispetto perfino dei congedi parentali per le assistenti di volo costrette a lavorare anche di notte.