Lavoro

Genovesi: «Contratto edilizia, salario e sicurezza le nostre priorità»

Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea CgilAlessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil

Intervista Il segretario generale della Fillea Cgil analizza la piattaforma unitaria per il triennio 2024-26. "Qualificare i lavoratori per qualificare le imprese". Richiesto un aumento di 275 euro al primo livello, maggior formazione e il rafforzamento del ruolo degli Rls contro il rischio di incidenti nei cantieri

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 18 giugno 2024

All’inizio di giugno è stata presentata da Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil la piattaforma per il rinnovo del Contratto nazionale dell’edilizia, valido per il triennio 2024-26. Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea, principale sindacato del settore, affronta i temi più rilevanti che interessano più di un milione di addetti fra operai, tecnici e impiegati.

Segretario Genovesi, insieme alla richiesta di aumento salariale di 275 euro al primo livello, la piattaforma affronta questioni come la sicurezza e la formazione. Può spiegarci in dettaglio quali sono le novità su questo fronte e le richieste, dopo tragedie come il crollo del cantiere Esselunga di Firenze, dove sono stati trovati lavoratori in ‘nero’ e in ‘grigio’ e il continuo stillicidio di incidenti più o meno gravi?

Puntiamo prima di tutto a rafforzare ruolo e potere dei Rappresentati dei lavoratori per la sicurezza territoriali (Rlst) e degli stessi lavoratori, con maggiori risorse economiche e tecnologiche e con la possibilità di assemblee anche dove non ci sono le Rsu, con un controllo reale sui troppi Rls di comodo. Insomma ricomponiamo con la forza e la partecipazione dei lavoratori quello che subappalti a cascata e deresponsabilizzazione dei committenti hanno frantumato. Anche la richiesta di aumenti salariali significativi, tutele reali, giusto inquadramento e assicurazione per i lavoratori chiamati a fare i preposti, così come la rivendicazione di professionalizzare di più i tecnici di cantiere, stanno dentro una strategia di ‘qualificare i lavoratori per qualificare le imprese’. Il tutto con una funzione sempre più centrale dei nostri enti bilaterali che devono includere anche gli impiegati, per tutelare meglio tutti e rendere più trasparente la reale composizione delle imprese.

La richiesta di aumento salariale va oltre l’inflazione che, dopo la fase acuta della pandemia, è comunque salita in modo abnorme. Sia a causa delle crisi geopolitiche culminate nella guerra russo-ucraina e in Palestina, che per la ‘guerra commerciale’ tra Stati Uniti e Cina con più protezionismo e un commercio internazionale cui catene del valore sono inceppate. Terranno conto di questi evidenti fattori anche le associazioni datoriali?

Lo dovranno fare a nostro parere se non vogliono disperdere professionalità sempre più necessarie, operaie, tecniche ed impiegatizie che sono merce rara per lavori non delocalizzabili. Soprattutto a fronte del tanto lavoro a forte valore aggiunto che, soprattutto nelle opere pubbliche e nella rigenerazione urbana, ci sarà per i prossimi anni. Sapendo anche che una parte delle masse salariali sono già erogate unilateralmente. Quando va bene con superminimi individuali, in altri casi in grigio. Con tutta una serie di conseguenze sul non governo degli orari e sulla frantumazione delle responsabilità, che alla fine penalizzano proprio le aziende più serie e strutturate.

Negli ultimi tre anni bonus e superbonus per ristrutturazioni hanno fatto crescere molto il settore dell’edilizia. Riusciranno gli interventi legati al Pnrr e quelli legati alla rigenerazione urbana a confermare questa tendenza?

Assolutamente si. Tutti gli studi e le proiezioni del nostro sistema bilaterale e delle stesse imprese ci dicono che anche nei prossimi anni il settore andrà bene. E non dimentichiamo che, oltre alle risorse già note, dal 2026 al di là di quello che pensa la Meloni dovremmo anche dare attuazione alla direttiva ‘case green’.

Quali sono le novità della piattaforma sul fronte dell’organizzazione dal lavoro, alla luce degli stravolgimenti climatici in atto?

Questa è un’altra sfida vera. Non c’è più solo il tema di una possibile riduzione dell’orario a fronte della potenza tecnologica ma c’è tutto il tema di ripensare le attività che hanno a che fare con l’ambiente esterno, vale per gli edili ma pensiamo anche ai lavoratori agricoli, e allora la flessibilità e l’organizzazione del lavoro devono tornare centrali nel confronto sindacale per tenere insieme produzione e salute. Un tema moderno e al contempo antichissimo e su cui da tempo il sindacato non si cimenta più. Mettiamola così: cambia il clima, cambia il lavoro, deve cambiare anche la contrattazione.

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