Dopo le polemiche dei giorni scorsi il braccio di ferro su aborto e contraccezione passa alle regioni. Con esiti opposti in Lazio e Piemonte. Ieri l’assessore alla sanità laziale Alessio D’Amato ha annunciato un tavolo tecnico per avviare un protocollo sperimentale per la gratuità della pillola contraccettiva alle ragazze tra 15 e 19 anni. Il costo della pillola era stata una delle critiche mosse dalle studentesse che hanno contestato la deputata dem Laura Boldrini. «Al di là delle polemiche, è arrivato il tempo di rendere la contraccezione gratuita a livello nazionale. Intanto qui nel Lazio possiamo mandare un segnale almeno per le giovanissime», ha dichiarato Marta Bonafoni, consigliera della giunta guidata da Nicola Zingaretti (Pd). D’Amato ha poi sottolineato che la sua regione è l’unica a consentire la somministrazione domiciliare della pillola abortiva Ru486. Da un anno e mezzo è distribuita anche nei consultori, come proposto giovedì dal governatore Stefano Bonaccini (Pd) per l’Emilia-Romagna.

In direzione opposta si muove invece la giunta piemontese di Alberto Cirio (Forza Italia). Ieri ha fatto sapere di aver messo a bilancio 400mila euro per il Fondo Vita nascente. «Serviranno – spiega l’assessore alle Politiche sociali e integrazione socio-sanitaria Maurizio Marrone (FdI) – a sostenere le attività di ascolto e consulenza, attraverso la presenza a sportello programmato presso i presidi sanitari, i progetti di sostegno alle mamme per almeno i primi mille giorni dei neonati, i percorsi di sostegno psicologico sia individuali che di gruppo». La decisione è stata attaccata dall’ex sindaca di Torino, neoeletta alla Camera, Chiara Appendino (M5s). «Dietro le parole di Marrone si nasconde solo il sostegno alle associazioni anti-abortiste», ha dichiarato Appendino invitando la giunta a investire in sanità e welfare.