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Conte rompe l’alleanza siciliana. Chinnici in bilico

Conte rompe l’alleanza siciliana. Chinnici in bilicoGiuseppe Conte – Ansa

Il leader dei 5S: «Il Pd voleva inserire impresentabili nelle liste». Fava: «Bugiardo». Il Nazareno: «Scelta senza precedenti»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 23 agosto 2022

La rottura era nell’aria da settimane. Già pochi minuti dopo lo strappo tra Conte e Letta, i dirigenti siciliani davano al 50% la tenuta dell’alleanza progressista per le elezioni regionali. Un travaglio lungo 28 giorni, tanto è trascorso da quel 23 luglio celebrato come un giorno storico per le primarie di coalizione giallorosse. Ma che i rapporti tra gli alleati fossero sul filo s’era capito dal giorno dopo la vittoria di Caterina Chinnici, la magistrata senza tessera di partito voluta dal Pd. Da allora più silenzi che confronti, col vantaggio sul centrodestra bruciato come sterpaglia.

UN TENTATIVO IL FRONTE «lealista» dei 5Stelle l’aveva fatto, presentando a Chinnici un programma di 9 punti irrinunciabili, nonostante la scelta – non condivisa – del Pd di inserire la scritta «Chinnici presidente» sul simbolo depositato. Sembrava che la trattativa andasse avanti, addirittura era stata avanzata la richiesta di avere 4 assessori in caso di vittoria con tanto di nomi pronti: in realtà dentro al movimento di giorno in giorno la fronda degli ortodossi è cresciuta diventando maggioranza. Ecco perché Claudio Fava, leader di Centopassi, bolla come «bugiardo» Giuseppe Conte che ieri ha sancito la rottura dell’alleanza in Sicilia col Pd, scrivendo le sue ragioni in un post su Fb dopo avere riunito in streaming i suoi per comunicare la sua decisione.

«Alcune settimane fa ero stato chiaro: quello che vale a Roma vale a Palermo – scrive Conte -. Sappiamo come è andata nella capitale: il Pd ha scelto l’agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato in direzione progressista durante il Conte II. Nonostante questo, in Sicilia abbiamo tentato fino all’ultimo di costruire un percorso comune, anche in considerazione del percorso di partecipazione costruito in occasione delle primarie». Però «dal Partito democratico non sono giunte risposte adeguate» e «siamo arrivati a questo paradosso: da una settimana c’è un’impasse dovuta all’insistenza dei democratici per infilare nelle liste esponenti impresentabili. Una posizione che ha messo in imbarazzo anche Caterina Chinnici, che è stata costretta a richiamare il Pd su questo punto: chi ha procedimenti penali pendenti deve restare fuori dalle liste». «La Sicilia merita di più – è la conclusione del leader del M5S -. Ai cittadini abbiamo il dovere di trasmettere credibilità, trasparenza, passione. In una parola, fiducia: quella che sembra mancare».

PER IL SEGRETARIO siciliano del Pd, Anthony Barbagallo «la dignità è mantenere la parola data: e questa rocambolesca giravolta di oggi del Movimento è tutt’altro che degna». «Quello del M5S è alto tradimento nei confronti dei siciliani che hanno creduto al fronte progressista», aggiunge. Dal Nazareno definiscono la scelta di Conte «senza precedenti»: fa carta straccia – è l’accusa – degli «impegni assunti con decine di migliaia di elettori alle primarie dello scorso luglio».

Duro Claudio Fava, giunto terzo alle primarie trasformate in un flop clamoroso: «Dispiace doverlo dire ma Conte è un bugiardo. Come nella favola del lupo e dell’agnello ha continuato ad alzare la posta cercando un pretesto per rompere: prima il programma, poi gli assessorati, poi il listino… Conte aveva deciso di uscire dalla coalizione nel momento stesso in cui ha scelto di candidarsi a Palermo. Non ha avuto l’onestà politica e umana di dirlo».

UN SONDAGGIO in mano al M5S da alcuni giorni darebbe il movimento in Sicilia intorno al 20% in coalizione, almeno 5 punti in più correndo da solo. Ma i 5S smentiscono che la scelta di rompere col Pd dipenda dai sondaggi. Intanto Conte ha già lanciato il candidato governatore: è Nuccio Di Paola, attuale referente regionale del movimento (e capogruppo in Assemblea siciliana), l’uomo che aveva contribuito a definire il fronte progressista e che aveva tenuto i rapporti con Pd e con i partiti della sinistra.

Riflettori puntati su Caterina Chinnici: confermerà la sua candidatura o si rititerà? «Attraverso le primarie mi era stata affidata la guida di una coalizione che non esiste più – dice- Tanta rispettosa e paziente attesa per ritrovarsi ora in uno scenario stravolto che di fatto azzera tutto e impone nuove riflessioni nel pochissimo tempo rimasto». E in caso di rinuncia il Pd avrebbe un simbolo con la scritta «’Chinnici presidente», senza avere la candidata presidente.

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