Giuseppe Conte convoca i suoi all’Auditorium Conciliazione, alle porte del Vaticano, e la sua trasformazione in leader pare essere passata al livello successivo, come nei videogiochi di un tempo. Lo avevamo conosciuto a mezzo busto, a trasmettere in conferenze stampa notturne le restrizioni del Covid. Poi, parlando appoggiato a un pulpito di vetro tra Palazzo Chigi e Montecitorio, aveva celebrato la sua trasformazione a leader di partito.

ADESSO, DOPO qualche settimana passata ad addomesticare piazze elettorali e sulla spinta di sondaggi che lo danno in crescita, si presenta in una veste ulteriore: sale in mezzo al palcoscenico con un tablet in mano e fa da conduttore. A metà tra convention aziendale e presentazione online, Conte appare di fronte a un muro di schermi collegati in video-conferenza: sono le facce dei militanti al tempo della politica dopo la pandemia. «Siamo una forza non condizionabile» dice rivendicando l’autonomia del Movimento 5 Stelle. Lamenta l’attacco continuo dei media ma assicura: «Non faremo mai l’errore di cadere nel vittimismo».

CONTE SA BENE che ha margini di manovra presso gli ex alleati del Pd. Per questo attacca i «mestieranti della politica», attingendo al vocabolario del M5S che fu, ma ricorda il presidente del parlament europeo David Sassoli e il sindaco di Pollica Angelo Vassallo, il cui fratello è candidato nelle liste pentastellate. «La mia candidatura serve a dare forza a quella gente che nel Cilento vive imbrigliata in un sistema di potere mafioso-camorristico – dice Dario Vassallo – Se dovessi lasciare il M5S mi dimetterò e tornerò a fare il medico, lo dico sin da subito».

L’ALTRO OMAGGIO è dedicato ai caduti per il tetto dei due mandati: dopo dieci anni in parlamento Paola Taverna, Alberto Airola, Roberto Fico, Alfonso Bonafede e altri volti storici ringraziano in lacrime e garantiscono impegno per il M5S. «Troveremo il modo di coinvolgerli ancora», dice Conte. Il racconto della passata legislatura è dedicato alla gestione della pandemia e alla difesa dell’interesse nazionale portata avanti dal premier in Europa. Quando è arrivato Draghi, sostiene la narrazione dell’avvocato, ha scelto di nuovo accontentare le compatibilità internazionali e «siamo tornati alla logica dello stallo». «Questo governo dei migliori aveva tutte le carte in regola, aveva curriculum e competenze, conoscenze, entrature negli ambienti finanziari, ma se non lavori per il tuo popolo con coraggio e determinazione non vai da nessuna parte, abbracci la logica dello stesso e la tecnica del rinvio, come è successo adesso». Per Conte significa che anche in futuro tutto appare concertato e frutto di accordi trasversali. «Avete notato che si respira già aria di larghe intese? – dice ai suoi – La candidata che si trova più avanti nei sondaggi dosa bene le uscite, e fa bene visto una classe dirigente che la farebbe perdere se parlasse. Lo diciamo forte e chiaro: noi non ci saremo». E attacca sul fronte delle spese militari «La prossima settimana – afferma – il governo nel silenzio generale porterà in commissione dei decreti per 10 miliardi di maggiori investimenti militari. Troveranno il M5s a bloccare questa strada». Non si vede Beppe Grillo, a questo punto atteso a Roma per il 23 settembre alla chiusura della campagna elettorale nella (simbolica ma piccola) piazza Santi Apostoli.

OGGI CONTE È ATTESO in Toscana, cercherà di rastrellare altri voti di sinistra. I sondaggi danno ancora i 5 Stelle in forte ascesa, i più ottimisti danno per scontato il sorpasso sulla Lega e dicono di essere pronti a tallonare il Partito democratico. Dalla war room fanno sapere di considerarsi il primo partito al sud: se la missione è provare ad incunearsi di più al nord, lo zoccolo duro del Mezzogiorno va comunque coltivato, per questo nei prossimi giorni arriverà nella terra dei fuochi in Campania.

TUTTAVIA, il M5S «progressista» deve fare i conti anche con gli attacchi del leader della sinistra francese Jean-Luc Mélenchon, che nel corso della sua sortita italiana ha accusato Conte e i suoi di essere ondivaghi e alla ricerca del potere. Ieri ha dovuto rispondergli la sottosegretaria (e vicepresidente M5S) Alessandra Todde. «Io non so di quale M5S parli, abbiamo un’agenda sociale e progressista molto esplicita – dice Todde – Abbiamo governato assumendoci responsabilità, su questo non recriminiamo. Ma sarebbe utile confrontarci sui temi e sulla sostanza, perché temo che abbia lanciato accuse sulla base di un sentito dire scorretto».