Cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Ma anche embargo delle armi verso Israele. Giuseppe Conte, approfittando di un’interrogazione di Nicola Fratoianni sul Medio Oriente, ha attaccato con veemenza sin qui inedita il governo e, nello specifico, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, presente a Montecitorio per il question time. Il leader del M5s prima ha citato in maniera critica l’astensione dell’Italia all’Onu sulla tregua umanitaria, poi ha affondato il colpo parlando di «mancanza di coraggio» e «atteggiamento codardo». Da qui la richiesta di trovare il coraggio di «sospendere l’export di armi verso Israele, come il mio governo ed altri fecero per altri contesti».

APRITI CIELO. Tajani ha replicato stizzito, dicendo che a suo parere il governo non ha affatto mancato di coraggio e invitando il deputato Conte a usare un linguaggio più rispettoso. Anche Fratoianni, per la verità, ha fatto rilievi simili a quelli del 5s: «L’Italia deve agire con determinazione per imporre un cessate il fuoco e porre fine alla sofferenza del popolo di Gaza», ha detto, invitando inoltre a non «nascondere la testa sotto la sabbia» davanti all’antisemitismo e all’islamofobia.
La polemica però ormai era già scoppiata, e al centro del fuoco di Forza Italia c’è finito il solo Conte.

VITO DE PALMA ha parlato di «parole gravi», Paolo Barelli ha definito il pentastellato «pericoloso e delirante», Mauro D’Attis invece l’ha invitato a «chiedere scusa» a Tajani e pure agli italiani. Si è unito al coro poi anche Enrico Borghi di Italia Viva, secondo il quale Conte «immagina per l’Italia un ruolo da ignavi, fuori da un sistema di alleanza di difesa e senza solidarieta».

NESSUNA REAZIONE (o quasi) dal Pd, che si trovano nella scomoda posizione di non poter condividere in pieno le parole di Conte ma nemmeno di potersi dissociare: le insidie nella costruzione del campo largo sono quasi sempre nei dettagli, e nessuno vuole spaccarsi prima del via, tanto più su un tema complicatissimo come la guerra in Medio Oriente. L’unico a esporsi è Andrea Orlando: «Penso non si tratti di proporre iniziative estemporanee. Penso che dobbiamo chiedere complessivamente a Tajani di fare ciò che ha detto, cioè di svolgere un ruolo affinché si arrivi al cessate il fuoco e perché ci sia una forma di interposizione che in qualche modo faccia fermare quel massacro. Non è il momento di fare una iniziativa vocale, ma di fare una iniziativa concreta che consenta di arrivare ad un cessate il fuoco». Di «cessate il fuoco» poi aveva anche parlato Elly Schlein dal palco di piazza del Popolo a Roma, sabato scorso.

A difendere Tajani, comunque, alla fine è arrivato pure il ministro della Difesa Guido Crosetto, che su X ha ribadito che il governo porta aiuti umanitari, ha accusato il 5s di «parlare senza conoscere» e ha allegato uno specchietto riassuntivo in cui si sostiene che, dopo il 7 ottobre, l’Italia abbia in realtà sospeso 21 licenze per 9.9 milioni, «quasi tutti parti di sistemi di comunicazione». Seguono alcuni dati: nel 2019 il primo governo Conte avrebbe venduto a Israele armi per 28 milioni, cifra che nel 2020 è scesa a 21 milioni. Nel 2021 (governo Draghi) le vendite sono state di 12 milioni di euro, mentre nel 2022 addirittura di 9 milioni.

UNA BUFFA REPLICA: in sostanza si accusa Conte di aver aiutato Israele più dei suoi successori. E dal M5s fanno sapere che Conte ovviamente non si riferiva né ai materiali umanitari né a cessioni dirette della Difesa (vietate per legge ai paesi in guerra), ma ad armi prodotte da aziende private italiane e vendute a Israele.