Il bollettino ufficiale di ieri parlava di 83 mila nuovi casi a fronte di ben 700 mila tamponi, il che faceva sperare in un dato negativo ma fortemente influenzato dal gran numero di test. In realtà, la Lombardia ha corretto le cifre nel tardo pomeriggio: i test sono solo 21 mila, non 408 mila come sembrava inizialmente. Anche i 2300 positivi registrati nella regione sembrano un’anomalia: una settimana fa erano stati quattro volte tanto.
A parte le bizze lombarde – ormai un’abitudine – l’ondata è in forte fase ascendente e le persone ricoverate sono oltre seimila, cioè duemila in più dell’11 giugno. In aumento anche i pazienti più gravi, che però occupano solo il 3% delle terapie intensiva. I decessi, ieri 69, per il momento rimangono sugli stessi valori delle ultime settimane. Tuttavia, nello stesso periodo sia nel 2021 che nel 2020 si contavano meno morti di oggi.

Nessuno al governo ama parlare di restrizioni. «Rendere la mascherina obbligatoria oggi non avrebbe molto senso, perché tra 15-20 giorni il picco sarà già passato», prevede il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri dagli studi di Canale 5. Al massimo, domani il governo potrebbe prorogare le regole attuali: l’obbligo sui mezzi di trasporto e nei luoghi di lavoro privati in cui non è garantito il distanziamento.

Nemmeno l’obbligo vaccinale tornerà d’attualità. «È una pagina chiusa», secondo Franco Locatelli che ha mantenuto il ruolo di super-consulente del ministro come presidente del Consiglio superiore di sanità. Intervistato da SkyNews24, il medico precisa che il vaccino «per il personale sanitario è una condizione imprescindibile». Il regime sanzionatorio per i negligenti però andrà rivisto dopo i dubbi espressi da giudici e giuristi. L’ultimo è stato il Tar lombardo che ha rinviato alla Corte Costituzionale la sospensione senza stipendio per i medici non vaccinati, provvedimento giudicato «sproporzionato». Secondo il tribunale, l’operatore sanitario non vaccinato subisce un trattamento peggiore anche rispetto a chi è oggetto di procedimenti disciplinari o penali e conserva una quota della retribuzione «a titolo assistenziale». La Consulta esaminerà la questione il 29 novembre.

n mancanza di norme più severe al governo rimangono solo gli inviti. «La tipologia di lavoro, la permanenza nei luoghi chiusi e il contatto con il pubblico, anche la presenza di soggetti fragili, possono essere una delle ragioni per raccomandare in maniera forte l’uso della mascherina» dice Locatelli a proposito delle norme di prevenzione. Ma si punta molto sui vaccini. «Ci sarà nuova campagna vaccinale in autunno, ma darei priorità a soggetti esposti a rischio di sviluppare la malattia grave», spiega il medico. Il richiamo sarà raccomandato al di sopra dei 50 o 60 anni di età.

Perché aspettare l’autunno? Sia Pfizer che Moderna hanno annunciato che i vaccini aggiornati alla variante Omicron saranno autorizzati alla fine dell’estate. Nei giorni scorsi le due aziende hanno comunicato dati incoraggianti sulla capacità di indurre la produzione di anticorpi contro la variante Omicron. Tuttavia, si tratta di vaccini ridisegnati a partire dalla variante Omicron 1, e non dai ceppi Ba.4 e Ba.5 oggi prevalenti. Nei confronti di queste ultime varianti, i vaccini aggiornati hanno dimostrato un’immunogenicità tre volte inferiore. E con l’attuale tasso di mutazione, il virus che circolerà in autunno apparterrà probabilmente a un ceppo ancora diverso, contro cui l’efficacia dell’aggiornamento è tutta da verificare. Il problema affligge anche le dosi per i bambini sotto i 5 anni, appena autorizzati negli Usa e non ancora valutati in Europa, ma basati ancora sul ceppo originale di Wuhan.

Fortunatamente, la capacità dei vaccini di prevenire la malattia grave rimane elevata: secondo l’ultimo rapporto dell’Iss, per chi si è vaccinato da oltre 4 mesi il rischio di ricoverarsi per Covid resta tre volte inferiore rispetto a chi non lo ha fatto. La protezione, anche se in lento calo, è tuttora superiore al 70%. La possibilità di convivere con il virus è legata in gran parte a questo persistente effetto protettivo, che però non previene periodiche ondate. Difficile attendersi di più dai vaccini attuali. Quelli di nuova generazione, in grado di difenderci da più varianti o addirittura da tutti i coronavirus – la classe a cui appartengono anche Sars e Mers – sono in fase di sviluppo ancora molto precoce.