Ci sono posti nei quali è ancora facile capire cos’è la destra e cos’è la sinistra. Basta afferrare il contesto e ascoltare. Capire quello che è ammesso e quello che non lo è. «Manipolatori delle menti dei bambini»? Si può dire. Essere «schifati»? Opzione respinta, libertà d’espressione negata. Anche quando si replica a chi paragona il Pride di Genova a una manipolazione di piccole menti, indotte ad allontanarsi «dalla famiglia tradizionale». A Genova c’è un brutto clima. L’aria è avvelenata politicamente ed è così dal 7 maggio, data dell’arresto di Giovanni Toti, presidente della regione Liguria, ai domiciliari per corruzione e corruzione elettorale. L’ultimo episodio poche ore fa, sala Rossa, quella dove si riunisce il consiglio comunale di Genova. C’è il sindaco Marco Bucci, è reduce da un intervento chirurgico, ma è tornato al suo impegno amministrativo. E assiste in silenzio a quel che accade.

Laura Gaggero parla di «manipolazione» al Pride Village. Gaggero è consigliera comunale di Fdi d’osservanza fittiana ed è già stata assessora nella prima giunta Bucci. Francesca Ghio, consigliera rossoverde, deve ascoltare ed è obbligata a replicare. Dice di essere «schifata» da tali affermazioni. Il presidente del consiglio comunale Carmelo Cassibba la invita a usare altri termini. «Schifata» non si può dire. Ghio, schifata e testarda, insiste: «Sono schifata, schifata, schifata». Cassibba ordina di spegnere il microfono della consigliera rossoverde, la «ammonisce». Scoppia il caos, è un attimo. Insorge Simone D’Angelo, capogruppo del Pd e segretario genovese, alle sue spalle fa altrettanto Cristina Lodi, di Azione. Idem Rossoverdi e Cinque Stelle. Ora però telecamere e telefonini vanno su Cassibba e il mattatore va presentato: Carmelo Cassibba, taxista, coordinatore delle lista Vince Genova, architrave del successo di Bucci, eletto presidente del consiglio. Definisce D’Angelo «sovraeccitato». Il dem ribadisce la parzialità del garante del consiglio, il presidente.

Spiega che non è accettabile togliere la parola alla consigliera Ghio e che Laura Gaggero andava ammonita. Cassibba allora che fa? Si alza e corre minaccioso verso D’Angelo. Non arriva a destinazione perché Antonio Gambino, assessore alla Sicurezza, lo placca, letteralmente. È assessore alla Sicurezza, fa il suo dovere. Cassibba dirà: «Non ero minaccioso, non sono violento». Lo spieghi a Gambino e alle migliaia di cittadini che hanno visualizzato la sua performance.

L’opposizione esce compatta dall’aula. Scrive e chiede un appuntamento al Prefetto. La maggioranza «disapprova la reazione del presidente, ma la minoranza ha esagerato». Insomma, sono le solite storie della destra e della sinistra. Bisogna insegnare anche ai bambini che certe storielle non esistono più, sono racconti del passato, giusto dimenticare. Allora sì che sarà una schifosa manipolazione.