Presto, la Spagna si convertirà nel primo paese europeo a riconoscere il diritto delle donne alla salute mestruale. Quest’oggi, infatti, il governo spagnolo approverà la proposta di legge sulla Protezione dei Diritti Sessuali e Riproduttivi e la Garanzia dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza, che, tra l’altro, prevede un permesso di lavoro per mestruazioni invalidanti. Un risultato celebrato dalla ministra delle Pari Opportunità ed esponente di Podemos, Irene Montero, cui si deve la promozione della nuova normativa, come un avanzamento nei diritti «perché non sia più normale andare a lavorare doloranti e per farla finita con lo stigma, la vergogna e il silenzio attorno alle mestruazioni».

LA NUOVA PROPOSTA si configura come una vera e propria nuova legge sull’aborto, prevedendo diversi capitoli relativi all’interruzione volontaria di gravidanza, alla salute riproduttiva e alla salute mestruale. In primo luogo, si garantisce la possibilità di abortire nella sanità pubblica, confermando i tempi già indicati dalla legge sull’aborto del 2010 voluta da Zapatero (entro le prime 14 settimane), avendo particolare attenzione alla vicinanza del domicilio delle donne; si ripristina la possibilità per le ragazze tra i 16 e i 18 anni d’interrompere volontariamente la gravidanza senza necessità di autorizzazione da parte di genitori o tutori, norma cancellata dal governo del popolare Mariano Rajoy. Elimina i tre giorni di riflessione obbligatori per le donne che decidano d’interrompere la gravidanza, regola l’obiezione di coscienza in modo da garantire sempre la presenza di personale disponibile, include un permesso d’invalidità per interruzione volontaria di gravidanza, prevede la distribuzione gratuita della pillola del giorno dopo nei centri di salute sessuale e riproduttiva. Per quanto riguarda la sfera della riproduzione, si istituisce un permesso pre-parto alla 39ma settimana di gestazione, mentre si riconosce la gestazione surrogata come un tipo di violenza contro le donne.

LA PARTE PIÙ INNOVATIVA del provvedimento, quella che ha suscitato più discussione dentro e fuori dell’esecutivo, è però quella relativa al nuovo permesso riconosciuto alle donne che soffrano di un ciclo mestruale particolarmente doloroso. Secondo le stime disponibili, in Spagna il 20-25% di donne che soffrono di dolori mestruali si colloca nel livello grave e invalidante; il 10-15% di donne in età fertile è affetta da endometriosi. La proposta di legge individua un nuovo permesso di lavoro per mestruazioni invalidanti, riconosciuto fin dal primo giorno e per la durata necessaria dietro attestato medico, con finanziamento totalmente a carico dello Stato, senza richiedere nessun periodo minimo contributivo.

IN EUROPA, NESSUN PAESE include nella sua legislazione lavorista un permesso di questo tipo, piuttosto esteso invece in Asia da molti anni e presente in Africa. Fin dal 1948 in Indonesia, dove dal 2003 la legislazione prevede il diritto a due giorni di permesso retribuiti durante le mestruazioni, con l’indicazione di multe per le imprese che non lo rispettino. In Giappone, dal 1947 è prevista questa possibilità, anche se le imprese non sono obbligate a pagare il periodo di assenza delle impiegate. In Corea del Sud, questo permesso è regolato dal 1953 e, nel 2017, quasi il 20% delle donne ne aveva usufruito. A Taiwan, come in Zambia, la legislazione contempla un giorno di permesso per tutte le donne durante il ciclo mestruale.

QUELLO CHE INVECE manca nella normativa che si approverà oggi, è la riduzione dell’Iva sui prodotti di igiene femminile. Attualmente, infatti, l’Iva sui tamponi è del 10%, la stessa aliquota che si applica agli oggetti d’arte. Non sono cioè considerati ancora come beni di prima necessità, gravati del 4%, nonostante la riduzione dell’imposta sarebbe costata appena 30 milioni di euro. Questi prodotti saranno però distribuiti gratuitamente nelle scuole, nelle prigioni, nei centri donna e in vari organismi pubblici. Ma la riduzione dell’Iva, dicono dal ministero di Pari Opportunità, è una misura necessaria e andrà riproposta in sede di legge finanziaria. Ci sarebbe infatti almeno un 22% di donne, in Spagna, che rientrano nella povertà mestruale, perché impossibilitate ad accedere ai prodotti di igiene femminile per difficoltà economiche.