Conclusi giovedì gli ultimi ballottaggi, i dati definitivi delle elezioni municipali iniziate il 27 settembre a Cuba hanno confermato un tasso di astensione – 31,44 %, – più alto rispetto a ogni precedente elezione. Un dato che certo preoccupa la dirigenza politica dell’isola, ma che «conferma», dice il presidente Miguel Diaz-Canel, che il tessuto sociale-politico di Cuba tiene e appoggia il governo socialista.

Anche la presidente del Comitato elettorale (Cen) Alina Balseiro, nel comunicare i risultati finali, ha affermato che si tratta «della vittoria del popolo», dato che una partecipazione superiore al 68% degli aventi diritto al voto rappresenta «una chiara e maggioritaria espressione di sostegno» al governo socialista.

BALSEIRO ha insistito che non si possono confrontare i dati di questa elezione con le precedenti municipali del 2017, quando l’affluenza fu dell’83,16% , dato che quello attuale è «un processo speciale» che si inquadra «in un contesto difficile e di differente natura»: si riferisce alla drammatica crisi economica che attraversa Cuba a causa di fattori che vanno dallo strangolamento economico-finanziario-commerciale attuato da Donald Trump nei quattro anni della sua presidenza degli Usa, agli effetti della pandemia di Covid-19 aggravati in seguito dalla guerra in Ucraina.

Ma anche da una serie di errori di politica economica del governo cubano, sottolinea, fra altri, l’economista Omar Everleny. Il quale cita i dati della Oficina nacional de Estadisticas e Información (Onei) che testimoniano «una struttura deformata degli investimenti pubblici»: tra gennaio e settembre di quest’anno nel settore della costruzione di hotel e infrastrutture turistiche sono stati investiti 15.832 milioni di pesos (il 33,5% del budget) mentre nel settore dell’agricoltura, allevamento e silvicultura sono stati investiti 1.218 milioni di pesos, ossia il 2,6% del budget. Uguale percentuale è stata investita nel settore salute e assistenza pubblica, mentre l’educazione ha superato di poco l’1% degli investimenti.

Le conseguenze sono appunto le grandi difficoltà quotidiane per i i cittadini nel procurarsi i beni di prima necessità – medicine comprese – e a affrontare un’inflazione che sembra indomabile, mentre si susseguono i black out «programmati» per far fronte al deficit di produzione di energia elettrica.

È in questa drammatica situazione che si inquadrano le manifestazioni di protesta contro los apagones, il malcontento generalizzato per i prezzi che si mangiano il salario e, forse il fattore più preoccupante, la proporzione che ha raggiunto il flusso migratorio all’estero, nell’ultimo anno calcolato in 225.000 persone.

L’IPOTESI di uscire dal paese per trovare una soluzione alla propria vita è espressa da molti giovani, soprattutto nella capitale, dove il tasso di astensione alle municipali, sommato a schede bianche e voti annullati, ha sfiorato il 50% degli aventi diritto.

I 12.422 delegati eletti nelle municipali entreranno in carica il 17 dicembre per formare le Assemblee municipali del Potere popolare, il primo livello amministrativo dell’isola. Quello che, nella prospettiva delle recenti riforme, deve garantire una progressiva decentralizzazione dell’amministrazione pubblica.

L’anno prossimo poi una parte di loro entreranno a far parte del rinnovo dell’Assemblea nazionale del Potere popolare (Parlamento) e dell’elezione, nel secondo trimestre 2023, del presidente della Repubblica.

L’ALTO TASSO di astensione nelle municipali mostra che una parte consistente della popolazione non approva la politica economica del governo e ha voluto rendere manifesta questa critica. La bassa affluenza, a differenza di quanto accade in Europa, è un segnale di una maggiore volontà di esprimersi politicamente della popolazione. La fine dell’unanimismo elettorale senza fratture marca dunque un nuovo scenario politico di cui il governo deve tener conto.

Il segnale è arrivato chiaro al vertice politico. Il presidente Díaz-Canel ha appena concluso una lunga missione in Algeria, Russia, Turchia e Cina, per attivare politiche di sostegno e investimenti con paesi amici. I cui effetti, però, difficilmente si vedranno in tempi brevi.