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Commiato per «Chino» Salento

Commiato per «Chino» Salento

Lutto al manifesto Venuto a mancare uno dei fondatori del giornale a Lecce. I ricordi di Paolo Wieczorek e Luciana Castellina

Pubblicato circa un anno faEdizione del 27 luglio 2023

Il 25 luglio è purtroppo venuto a mancare “Chino” Salento, uno dei fondatori del Manifesto a Lecce. In questa piccola città del Sud che alla fine degli anni ’60 vide nascere un forte movimento politico tra gli studenti , maggiore forse di altre città più importanti, Chino è sempre stato un punto di riferimento culturale e politico. Insieme ad Elettra Ingravallo e Piero Manni ed altri ha dato vita prima alla nascita del Gruppo del Manifesto esperienza che è poi proseguita con altre formazioni e infine con il Pdup. Uomo coltissimo, lucido e rigoroso nelle analisi , ha saputo unire la radicalità delle posizioni teoriche alla messa in pratica di queste, con un grandissimo rigore morale. Eletto Consigliere Comunale negli anni ’70, grande sostenitore del giornale ha organizzato numerose campagne di autofinanziamento. Animatore per molti anni del Circolo Arci, attentissimo alle nuove proposte artistiche e culturali , ai movimenti giovanili, ambientalista, militante dell’ Anpi, ha contribuito a riscattare Lecce e il Salento da quella marginalità a cui sembravano condannati. Un commiato il suo che dopo quello di Piero ed Elettra ci lascia ancora più soli.

Paolo Wieczorek

 

La morte di Chino è un lutto grave per la comunità del manifesto, perché lui è quello che -insieme ad Elettra Ingravallo (deceduta giovane qualche anno fs) ha reso una delle città più meridionali d’Italia uno dei capisaldi del nostro giornale e poi del Pdup. Ricordo ancora quando in occasione della nostra prima campagna elettorale del 1972 Valentino – che era stato inviato laggìù a conoscere chi erano gli sconosciuti compagni che ci avrebbero rappresentato – tornò entusiasta della scoperta. Anche chi ha scritto ora il ricordo di Chino, Paolo Witcorek, è un bell’esemplare della squadra: nato a Lecce da madre leccese, padre militare della famosa armata polacca che partecipò a fianco degli alleati alla battaglia di Cassino, insieme ai non molti sopravvissuti fu inviato in un campo di rifugiati proprio nel Salento. Paolo tornò a Varsavia appena nato a fine guerra ma poi si stabilì a Lecce, per poi diventare nostro esponente di primo piano a Padova dove era andato a insegnare. Mi dice Angelo, il figlio di Chino, che il padre ha voluto che nella bara fra le sue mani fosse posta una copia del manifesto. È triste quando muore un compagno così, ma debbo dire che ricordarne la storia sul giornale è gratificante: ci fa sentire che veniamo da una bella storia.

Luciana Castellina

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