Coalizione progressista in due tappe
Sinistra La strada del dialogo con il Pd è un viottolo sempre più impraticabile. La conferma di Orfini alla presidenza del Pd viene letta come un altro indizio di chiusura
Sinistra La strada del dialogo con il Pd è un viottolo sempre più impraticabile. La conferma di Orfini alla presidenza del Pd viene letta come un altro indizio di chiusura
Prima tappa a Milano dal 19 al 21 maggio, seconda a Roma a metà giugno. La futura “coalizione progressista” fissa i primi save the date sul calendario. La strada del dialogo con il Pd è un viottolo sempre più impraticabile. Dal nuovo-vecchio segretario Matteo Renzi i segnali sono scoraggianti sin dalla notte della sua rielezione quando nel discorso di ringraziamento ai volontari è riuscito a infilare un avviso ai fan del centrosinistra, quelli fuori e quelli dentro il Pd: «Noi vogliamo fare la grande coalizione con i cittadini non con dei presunti partiti che non rappresentano nemmeno se stessi». Ieri la conferma di Matteo Orfini alla presidenza del partito è stata letta come un altro indizio di chiusura: è il dirigente più esplicito nel no alle alleanze a sinistra.
Il messaggio dunque è chiaro. A Giuliano Pisapia e compagni, che hanno rifiutato l’offerta di un posto al sole delle liste Pd, non resta che prenderne atto. L’ex sindaco continuerà la sua offensiva unitaria. Ma intanto attrezza il piano B: consolidare una «leadership collegiale» in grado di costruire un centrosinistra senza Pd. «L’uomo solo al comando non è l’unico schema» ha spiegato ieri al Corriere della sera la presidente della camera Laura Boldrini.
Lo stesso fanno i compagni di strada della Ditta Bersani&D’Alema, dall’inizio contrari al ricongiungimento con il Pd. Il primo maggio a Ravenna Mdp ha lanciato il tesseramento. La nuova tessera ha una frase di Enrico Berlinguer: «Si va avanti se si agisce insieme». Roberto Speranza e Arturo Scotto hanno firmato le prime 200 alla «Grande Braciolata» dei lavoratori, con buona pace della conversione vegetariana di Boldrini. Ma il rischio di essere percepiti come l’ennesimo partitino della sinistra è dietro l’angolo. «Vogliamo unire politica e cultura, essere identificati come la forza che si batte per avere un diritto in più dopo gli anni in cui a sinistra venivamo considerati quelli di un diritto in meno», ragiona Scotto. A Milano, dal 19 al 21, ci saranno tutti, da D’Alema a Bersani. Poi da lì Pisapia convocherà per metà giugno l’appuntamento a Roma dove la sua rete Campo Progressista salderà le maglie con la Ditta.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento