Clima, Pichetto Fratin nega il negazionismo del suo governo
Aria fritta Il ministro: «No alle norme Ue che penalizzano l’Italia senza giovare all’ambiente». Intanto dal Pnrr sparisce un miliardo per la decarbonizzazione dell’Ilva: «La faremo con altri fondi». Ma Emiliano si infuria.
Aria fritta Il ministro: «No alle norme Ue che penalizzano l’Italia senza giovare all’ambiente». Intanto dal Pnrr sparisce un miliardo per la decarbonizzazione dell’Ilva: «La faremo con altri fondi». Ma Emiliano si infuria.
Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ieri mattina era in audizione in commissione Ambiente alla Camera. «Il governo è stato accusato ripetutamente in queste settimane di “negazionismo climatico”. C’è stato anche chi, l’onorevole Bonelli qui presente, ha ipotizzato l’introduzione di una nuova fattispecie criminale: il reato di “negazionismo”. Ed è stata anche la settimana in cui è venuta agli onori delle cronache una nuova patologia psicologica: l’ecoansia», ha ricordato. Secondo il ministro, tuttavia, sarebbe «una narrazione priva di alcun aggancio con i fatti, con le azioni concrete, con i comportamenti che sin dal suo insediamento l’esecutivo ha messo in atto, a partire dalla Cop di Sharm el-Sheikh dove la premier Giorgia Meloni, poco dopo essersi insediata, ha ribadito solennemente che l’Italia avrebbe tenuto fede a tutti gli impegni sul clima assunti a livello internazionale».
PICHETTO HA ATTACCATO l’Europa dicendo che l’Italia non è disposta «a subire direttive e regolamenti che la penalizzano senza giovare all’ambiente, anzi in alcuni casi danneggiandolo». Eppure il suo collega Matteo Salvini alla festa della Lega di Cervia, un paio di giorni fa, ha ribadito che per lui «d’estate fa caldo d’inverno fa freddo», mentre la fusione dei ghiacciai – come quello dell’Adamello – sarebbe un fenomeno ciclico. Intanto, la Mobilità sostenibile è sparita dal nome del suo ministero, oggi tornato Mit (Ministero della Infrastrutture e dei trasporti) dopo la breve parentesi da Mims.
NEI GIORNI SCORSI, poi, tanto Pichetto Fratin quanto il collega Musumeci, ministro per la Protezione civile, avevano parlato della tropicalizzazione del clima che «ha investito pienamente il territorio della nazione», anche se l’Italia non è affatto spostata ai Tropici (dove esistono una stagione secca e una piovosa) e le ragioni di ciò che stiamo vivendo è di origine antropica, collegata alla concentrazione di Co2 nell’atmosfera.
NEL POMERIGGIO lo stesso Pichetto Fratin è stato anche in Aula, sempre alla Camera, per un question time durante il quale si è espresso sui quasi 16 miliardi di euro destinati a periferie, decarbonizzazione, mobilità sostenibile e dissesto idrogeologico espunti dagli obiettivi definitivi per la terza rata di fondi europei per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). «Non ci sarà alcuna “perdita” di risorse finanziarie da destinare agli interventi di dissesto idrogeologico, che continuano la loro piena attuazione senza soluzione di continuità, all’interno dei programmi di finanziamento originari, in quanto “progetti in essere”, precedentemente finanziati con norme nazionali e inseriti successivamente all’interno del Pnrr», ha assicurato il ministro.
A PROPOSITO della decarbonizzazione dell’Ilva di Taranto, a cui è stato sottratto un miliardo, ha assicurato invece che l’intervento verrà finanziato con i fondi nazionali della politica di coesione, perché è impossibile spendere quei soldi entro la data limite posta dal Pnrr. Rassicurazione che non è andata giù al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che in un post su Facebook ha criticato le scelte del governo attaccando il ministro Fitto che «sta cambiando le carte in tavola senza coinvolgere il parlamento e i territori interessati».
INTANTO IERI è toccato alla commissione per l’Ambiente e le grandi calamità naturali dell’Accademia nazionale dei Lincei ricordare che l’uomo è causa primaria del cambiamento climatico. Per questo, ha spiegato Giovanni Seminara, professore emerito dell’Università di Genova, «è urgente che il nostro Paese si doti di un piano di adattamento di lungo termine che, con adeguati finanziamenti e con l’individuazione di strumenti giuridici appropriati a una rapida implementazione degli interventi, consenta una riduzione dell’impatto di eventi estremi. Se non ora, quando?». È l’unico ciclo che il Paese non può più attendere.
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