Lo hanno annunciato alle 18 ora locale: «Alle 19 verremo fuori come un’alluvione umana. Chiediamo a tutti i gruppi armati in Cisgiordania – a Nablus, Gerusalemme, Jenin, Tubas, Gerico, Tulkarem, Qalqilya, Salfit, Ramallah, Hebron, Betlemme – di muoversi insieme alla stessa ora e attaccare postazioni militari israeliane».

È il messaggio inviato ieri dalla Fossa dei Leoni, il gruppo armato palestinese attivo nella città cisgiordana, da ieri completamente chiusa dall’esercito israeliano con blocchi stradali e postazioni militari.

Un intervento dei combattenti era atteso. Anche alla luce delle ultime ore di violenze che hanno avvolto la Cisgiordania occupata: 15 palestinesi uccisi tra domenica e ieri (dopo i sei di sabato) durante le proteste contro le forze israeliane e l’annuncio di Tel Aviv di inviare altri soldati sul territorio e migliaia di armi da consegnare alle guardie delle colonie, figure a metà tra militari e civili.
È proprio dai coloni che giunge una pressione ulteriore sulle comunità palestinesi, già provate da mesi di attacchi senza precedenti a case, civili, campi coltivati e frutteti. Due degli otto palestinesi uccisi ieri, di 20 e 23 anni, sono stati colpiti dai soldati a protezione di un gruppo di coloni che dava alle fiamme alcune auto nel villaggio di Duma, a sud di Nablus, e attaccava dei contadini.

E poi ci sono le altre vittime: il 28enne Ahmed Khalid Ibrahim Abu Turki, ucciso a Hebron, uno a Gerico, tre a Qalandiya (il famigerato checkppoint che separa Ramallah da Gerusalemme) e uno a Nablus.

Tra le 15 vittime anche quattro bambini, denuncia il Defense for Children International-Palestine (organizzazione internazionale per la difesa dei minori, etichettata da Israele come terrorista lo scorso anno tra le proteste globali): Yousef Nader Suleiman Idris, 16 anni, ucciso a Hebron durante delle proteste, colpito al petto da 100 metri di distanza; Imad Jareh Majed Adaily, 16 anni, ucciso a Beita, vicino Nablus, anche lui colpito al petto da distanza ravvicinata (stava lanciando pietre); Yaser Thaer Sami Kasba, 17 anni, colpito a Qalandiya, identica dinamica; e Adam Amjad Fathi Al-Julani, 17 anni, anche lui ucciso a Qalandiya (lanciava pietre).
Seguono gli arresti. Se dentro Israele svariati attivisti hanno già denunciato perquisizioni casa per casa nelle città miste e gli arresti di giovani palestinesi (fatto letto come un tentativo di prevenire le proteste, possibile anche grazie ai nuovi poteri speciali attribuiti alla polizia), in Cisgiordania lunedì all’alba l’esercito israeliano ha arrestato quaranta palestinesi e saccheggiato le loro case tra Hebron, Betlemme, Tubas, Tulkarem, Nablus, Gerico e Ramallah.