Il Rapporto 2014 di Nessuno Tocchi Caino, pubblicato dai tipi di Reality Book, analizza la pena capitale dei dei primi tre Paesi che nel 2013 hanno compiuto più esecuzioni nel mondo.

Cina

«Anche se la pena di morte continua a essere considerata in Cina un segreto di Stato, negli ultimi anni si sono succedute notizie, anche di fonte ufficiale, in base alle quali condanne a morte ed esecuzioni sarebbero via via diminuite rispetto all’anno precedente. Tale diminuzione è stata più significativa a partire dal 1° gennaio 2007, quando è entrata in vigore la riforma in base alla quale ogni condanna a morte emessa da tribunali di grado inferiore deve essere rivista dalla Corte Suprema.
Da allora, la Corte Suprema ha annullato “in media” il 10 per cento delle condanne a morte pronunciate ogni anno nel Paese e le esecuzioni sono diminuite di oltre il 50%. Considerato inoltre che, sin dal febbraio 2010, la Corte Suprema ha raccomandato di adottare la politica della “giustizia mitigata dalla clemenza”, suggerendo ai tribunali che i criminali non meritevoli di immediata esecuzione debbano essere condannati a morte con due anni di sospensione, è realistico ritenere che le esecuzioni nel 2013 siano state almeno 3.000, più o meno come nel 2012».

Iran

«Il numero delle esecuzioni nel 2013 in Iran è stato il più alto in più di 15 anni. L’elezione di Hassan Rohani come Presidente della Repubblica islamica il 14 giugno 2013 ha portato molti osservatori, alcuni difensori dei diritti umani e la comunità internazionale a essere ottimisti. Tuttavia, il nuovo Governo non ha cambiato il suo approccio per quanto riguarda l’applicazione della pena di morte; anzi, il tasso di esecuzioni è nettamente aumentato a partire dall’estate del 2013. Secondo Iran Human Rights, almeno 870 persone sono state giustiziate nel corso del primo anno dopo le elezioni presidenziali (dal 1° luglio 2013 al 30 giugno 2014).
Secondo Iran Human Rights (Ihr), nel 2013 sono state effettuate almeno 687 esecuzioni, un 16% in più rispetto al 2012: 388 esecuzioni (56%) sono state riportate da fonti ufficiali iraniane, mentre 299 (44%) sono state segnalate da fonti non ufficiali. Secondo il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (Cnri), nel 2013 sono state registrate almeno 660 impiccagioni, delle quali 430 avvenute dopo le elezioni presidenziali del 14 giugno. Nel 2013, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani (Ohchr), sono state impiccate 625 persone, di cui almeno 28 donne e diversi prigionieri politici. Secondo l’Iran Human Rights Documentation Center (Ihrdc), nel 2013, la Repubblica islamica ha effettuato almeno 624 esecuzioni, 334 delle quali riferite da fonti ufficiali iraniane. Secondo Human Rights Activists in Iran, nel 2013 sono state giustiziate almeno 585 persone, il 52% delle quali riconosciute colpevoli di traffico di droga. Nel 2014, al 18 giugno, in base a un conteggio dell’Iran Human Rights Documentation Center (Ihrdc), almeno 342 esecuzioni sono state effettuate in Iran, tra cui 125 annunciate dal regime».

Iraq

«Nel 2013, l’Iraq ha giustiziato almeno 172 persone, di gran lunga il numero più alto dall’invasione Usa nel 2003. Nel 2012, l’Iraq aveva messo a morte almeno 129 persone, un aumento significativo e preoccupante rispetto al 2011, quando sono state giustiziate almeno 68 persone, che erano già il quadruplo rispetto alle 17 messe a morte nel 2010. Almeno 46 persone sono state impiccate in Iraq nel 2014, al 7 aprile. Le esecuzioni sono iniziate nell’agosto 2005. Da allora, sono state eseguite almeno 665 condanne a morte, la gran parte per fatti di terrorismo».