Lavoro

«Ci vuole un reddito» garantito: oggi il corteo nazionale a Roma

«Ci vuole un reddito» garantito: oggi il corteo nazionale a RomaIl primo maggio a Roma contro il "Decreto lavoro" – Patrizia Cortellessa

La manifestazione La rete in movimento con più di 140 associazioni, sindacati e movimenti contro il «Decreto lavoro» del governo Meloni. Da piazza dell'Esquilino alle 14,30 ci saranno anche le rappresentanze di Pd, Cinque Stelle, Sinistra Italiana e Unione popolare

Pubblicato più di un anno faEdizione del 27 maggio 2023

La manifestazione nazionale «Ci vuole un reddito», garantito come minimo, contro il «decreto lavoro» varato dal governo Meloni il primo maggio partirà oggi da piazza dell’Esquilino a Roma alle 14,30 e terminerà nel giardino di piazza Vittorio dove interverranno da un palco le rappresentanze delle 140 associazioni, movimenti e sindacati che hanno iniziato la campagna. Sono stati previsti tra gli altri gli interventi dei beneficiari del «reddito di cittadinanza» i cui limiti saranno peggiorati significativamente dall’introduzione dell’«assegno di inclusione» e del «supporto per la formazione e il lavoro».

DAL PALCO PARLERANNO inoltre i lavoratori dello spettacolo, gli operatori del sistema di accoglienza e integrazione, gli studenti protagonisti della protesta delle tende contro il caro-affitti e quelli che hanno occupato la facoltà di geologia alla Sapienza contro l’industria del fossile, i movimenti ecologisti, il collettivo di fabbrica della Gkn e i lavoratori della Whirpool, la casa famiglia Lodovico Pavoni a Tor Pignattara. Una pluralità soggettiva che rispecchia la trasversalità di una alleanza che ha ricevuto l’adesione di otto federazioni della Cgil (Fillea, Fiom, Funzione Pubblica, Flc, Nidil, Slc, Spi, Roma e Lazio), di alcuni sindacati di base (Cobas lavoro privato, Cub, Adl Cobas, Clap), associazioni come Arci, Action Aid, A Buon Diritto, Sbilanciamoci, gli studenti Udu e Link, il Basic Income Network-Italia, il mutuo soccorso di Nonna Roma, i movimenti per il diritto all’abitare. Ci saranno i centri sociali LaStrada, Acrobax, Esc, Communia, Insurgencia, 081, Officina99, Labàs, Mille piani, tra gli altri.

A ROMA ARRIVERANNO almeno due pullman da Napoli dove l’iniziativa è sostenuta da movimenti, sindacati e realtà di base. Uno arriverà da Salerno, un altro da Caserta. Sono annunciati anche da Milano, Bologna e Torino. Al corteo parteciperanno le delegazioni del Pd e dei Cinque Stelle, Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) ha annunciato la sua partecipazione. Ci sarà Unione Popolare e Rifondazione comunista.

I PROMOTORI della campagna hanno ribadito l’autonomia del percorso, la richiesta è di relativizzare i protagonismi e affermare un percorso comune. L’auspicio è che la manifestazione sia «un volano per i comitati per la difesa e l’estensione di un reddito garantito in vista della conversione in legge del decreto lavoro entro l’inizio di luglio – sostiene Tiziano Trobia (Clap) – Il corteo è un primo passo per ricostruire le relazioni a livello locale e nazionale, per evitare la frammentazione degli ultimi anni e la moltiplicazione dei cortei sugli stessi temi». «È già un risultato significativo avere messo insieme un arco di forze così ampio – aggiunge Alberto Campailla (Nonna Roma) – Parliamo della proposta non scontata di un “reddito garantito” com’è esposto nella carta dei principi. Vorremo discuterla ampiamente. Il reddito non va sconnesso da una piattaforma sociale più ampia sul salario minimo, contro il lavoro povero, la violenza di genere, oltre che la lotta per la casa».

IL 23 MAGGIO il Consiglio comunale di Roma ha approvato una mozione del centrosinistra a sostegno della manifestazione di oggi. Al governo è stato chiesto di «rimodulare» il «decreto lavoro» attualmente in discussione in parlamento e di estendere il «reddito minimo». «Con la restrizione degli strumenti contro la povertà, la liberalizzazione dei contratti a termine e il potenziamento dei voucher aumenteranno le diseguaglianze» ha detto l’assessora al lavoro e alla Scuola di Roma Claudia Pratelli.

LE REGIONI PUGLIA, Campania, Toscana e Emilia Romagna hanno esposto la loro contrarietà «ad una misura che rischia di creare una grossa emergenza sociale» nel corso di una commissione sulle politiche sociali della Conferenza Stato-Regioni. «Il governo continua a fare la guerra ai poveri invece che alla povertà» ha detto l’assessora alle politiche sociali della Toscana Serena Spinelli, «Si è scelto di ridurre di colpo la platea dei beneficiari, tagliando persone fragili che tra qualche mese non avranno più un sostegno» ha aggiunto l’assessora al Welfare della Puglia Rosa Barone.

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